La Corte Suprema dello Stato di Victoria ha oggi respinto il ricorso in appello del cardinale George Pell contro la sentenza emessa, l’11 dicembre, dai 12 giurati della County Court a Melbourne .
Condannato per aver abusato sessualmente nel 1996 di due 13enni, componenti del coro della cattedrale di Saint Patrick a Melbourne (quando Pell ne era arcivescovo), il porporato, già componente del Consiglio dei Cardinali (detto comunemente C9 bergogliano) e prefetto della Segreteria (Vaticana) per l’Economia, sta scontando in carcere, dal marzo scorso, la condanna a sei anni di detenzione.
Gli avvocati di Pell avevano basato il ricorso sul fatto che la condanna era arrivata sulla base della testimonianza a porte chiuse della sola vittima sopravvissuta. L’altra è infatti morta per overdose nel 2014.
La portavoce del porporato, Katrina Lee, ha fatto sapere che il cardinale «è ovviamente deluso dalla decisione odierna. Tuttavia, il suo team legale esaminerà a fondo il giudizio al fine di determinare uno speciale ricorso all’Alta Corte. Mentre nota la decisione divisa di due giudici a uno, il cardinale Pell ribadisce la propria innocenza e ringrazia i suoi numerosi sostenitori».
Il Vaticano si è subito espresso in un comunicato a firma di Matteo Bruni, direttore della Sala stampa della Santa Sede.
«Ribadendo il proprio rispetto – si legge nella nota – per le autorità giudiziarie australiane, come dichiarato il 26 febbraio in occasione del giudizio in primo grado, la Santa Sede prende atto della decisione di respingere l’appello del Cardinale George Pell. In attesa di conoscere gli eventuali ulteriori sviluppi del procedimento giudiziario, ricorda che il Cardinale ha sempre ribadito la sua innocenza e che è suo diritto ricorrere all’Alta Corte.
Nell’occasione, insieme alla Chiesa di Australia, la Santa Sede conferma la vicinanza alle vittime di abusi sessuali e l’impegno, attraverso le competenti autorità ecclesiastiche, a perseguire i membri del clero che ne siano responsabili».
Pell, che ha oggi 78 anni, è stato sempre ritenuto un conservatore della linea ratzingeriana e pubblicamente critico nei riguardi di Bergoglio, soprattutto all’indomani della pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia (in riferimento alla quale ha supportato i Dubia, sottoscritti dai cardinali Brandmüller, Burke, Caffarra, Meisner).
Amante della Messa secondo il rito tridentino, il porporato si è reso noto in Australia come paladino dei valori tradizionali del cattolicesimo.
Noto per le sue crociate contro la legalizzazione dell’eutanasia e del matrimonio tra persone dello stesso sesso, il porporato si è sempre pronunciato criticamente contro l’ordinazione sacerdotale delle donne e l’abolizione del celibato cleriale.
Promosso nel 2001 ad arcivescovo di Sidney da Giovanni Paolo II (che lo avrebbe creato cardinale due anni dopo) ed entrato in diocesi il 10 maggio, Pell ebbe allora a dichiarare nell’omelia per la presa di possesso canonico: «L’insegnamento cristiano sulla sessualità è solo una parte dei Dieci Comandamenti, delle virtù e dei vizi. Ma è essenziale per il benessere umano e specialmente per il corretto sviluppo dei matrimoni e delle famiglie, per la continuità della razza umana».
Nel 2009, a seguito delle dichiarazioni di Benedetto XVI su la monogamia e l’astinenza sessuale quale soluzione all’Hiv/Aids in Africa, fecero enorme scalpore le affermazioni del porporato ben al di là degli stessi postulati ratzingeriani.
«L’idea di poter risolvere – disse all’epoca nel corso di un’intervista televisiva – una grande crisi spirituale e sanitaria come l’Aids con alcuni congegni meccanici come i condom è ridicola. Se si guarda alle Filippine, si vedrà che l’incidenza dell’Aids è molto più bassa rispetto alla Thailandia, che è inondata di preservativi. Ci sono preservativi ovunque, eppure il tasso di infezione è enorme. I preservativi incoraggiano la promiscuità; i preservativi, dunque, incoraggiano l’irresponsabilità».
Si è fatto anche notare per l’opposizione alle tesi ambientalistiche del cambiamento climatico (in pieno accordo col pensiero di Trump) non risparmiando attacchi all’enciclica bergogliana Laudato si’.