Vietato ridere di Salvini, se no la paghi. Questo, in sintesi, quanto successo alla senatrice del Pd Monica Cirinnà, vittima di ripetuti attacchi d’odio sui social per alcune foto del 20 agosto in Aula.
Quelle, cioè, che la ritraggono mentre ride del segretario della Lega dopo aver detto: «[Rispondo] solo e soltanto al popolo italiano, fiero, libero orgoglioso, sovrano. Con un’idea di futuro, di famiglia, di figli, che hanno una mamma e un papà, aggiungo, se proprio bisogna dirla tutta».
Senatrice Cirinnà, che cosa è successo esattamente in Aula quattro giorni fa?
Molto semplice. Abbiamo ricordato a Salvini che non è onnipotente, che ha commesso molti errori, che si è macchiato di gravi mancanze di rispetto alle istituzioni che ha rappresentato. Gli abbiamo ricordato che le vacanze si pagano di tasca propria, che il Senato della Repubblica non è il Papeete, che esiste una dignità del ruolo che si ricopre, che va onorata sempre. E abbiamo riso di gusto davanti alle sue provocazioni, alla sua confusione, ai suoi vuoti slogan, all’assenza di qualunque seria visione politica. Per quel sorriso sono stata oggetto di attacchi ignobili sul web: come ripeto spesso, la verità fa male, anche quando si esprime pirandellianamente con un sorriso.
Quali azioni ha pianificato contro gli attacchi online?
Devo prima di tutto ringraziare il mio staff social, che monitora costantemente i commenti, moderandoli e rispondendo a quelli più aspri. Ricorriamo al ban solo in casi estremi: credo nel confronto anche sui social, con l’unico limite del rispetto democratico. Per gli insulti e le calunnie, invece, conosco una sola strada: la denuncia alla polizia postale. Ne ho già fatte molte, con l’aiuto dei miei legali, e molte altre ne farò. Questo è un tempo nel quale si è persa la consapevolezza che ogni parola e ogni azione ha le sue conseguenze, che nel dibattito pubblico si deve intervenire responsabilmente. Ecco, responsabilità è la parola chiave: e i leoni da tastiera devono rendersi conto che non possono scrivere nefandezze e farla franca.
Altre parlamentari, compresa Giorgia Meloni, da lei espressamente menzionata in un post su Fb, sono state vittime di attacchi via social. Si può lavorare, secondo lei, a una mobilitazione trasversale delle donne contro l’odio in rete?
È molto significativo che l’odio politico in rete colpisca prevalentemente le donne. Il clima oscurantista e maschilista che è cresciuto negli ultimi 14 mesi (e che ha radici anche più lontane: non dimentichiamo gli attacchi continui a Laura Boldrini nella scorsa legislatura) non tollera figure di donne energiche, libere e indipendenti. Alle mie colleghe dico che non dobbiamo fermarci, nè lasciarci intimidire: gli attacchi che subiamo confermano che la politica italiana in questa fase ha un bisogno incredibile di presenza femminile. Ci riguarda tutte, indipendentemente dal nostro orientamento politico: per questo ho fatto riferimento anche agli attacchi subiti da Giorgia Meloni. A lei, però, voglio anche dire di riflettere sulle responsabilità di questo clima di odio, che a destra trova ancora un terreno troppo fertile. Uniamoci, nelle nostre differenze, per continuare a lottare contro la violenza di genere anche sul web.
Salvini è molto abile a parlare a un ipotetico elettorato anche quando è in Aula. Qual è la prima battuta che le viene in mente per rispondere a chi segue la sua retorica sul tema della famiglia e dei figli?
A loro non mi stancherò mai di dire di non avere paura della felicità, che il riconoscimento di pari dignità e diritti non toglie nulla a nessuno, ma anzi aumenta il benessere, la felicità e la coesione sociale.
Da Salvini a Trump fino a Bolsonaro il sovranismo si alimenta di sessismo, omotransfobia e, sopratutto, di fake news. Quale lezione devono imparare le forze progressiste per battere queste destre?
Sulle forze progressiste grava una sfida pesantissima, quella di tornare a raccontare e rappresentare una comunità che nel rispetto delle differenze e nella solidarietà civile e politica sappia trovare la propria forza per restare unita. La strumentalizzazione politica di omofobia, sessismo, ma anche razzismo – alimentati dalle fake news – ha uno scopo molto chiaro: costruire un nemico contro cui sfogare rabbia e frustrazione, illudendosi che la responsabilità di ogni disagio sia da cercare lì. Ecco, a noi tocca incarnare una politica che sappia dare risposte diverse e coraggiose a quella rabbia e a quella frustrazione, assumendosi le proprie responsabilità, e facendosi carico dei bisogni, della fragilità e della solitudine delle persone. Rispondere alla paura con la bellezza di una comunità coesa, capace di far convivere diverse esperienze.
Lei ha spesso parlato di ambiguità in riferimento ai pentastellati per esperienza diretta risalente al dibattito in Aula sulle unioni civili. Andando alla situazione odierna, cosa si aspetta dal possibile governo giallorosso? E cosa dovrebbe fare il Pd?
È vero, conosco molto bene il Movimento 5 stelle, le sue ambiguità e la difficoltà che ha dimostrato nel saper assumere decisioni chiare e coerenti sui diritti. Questo è il tempo della responsabilità e della Politica, con la P maiuscola. Il tempo di valutare se esistono le condizioni per dare all’Italia un governo di svolta, nel segno della giustizia sociale, della tutela dell’ambiente, dell’allargamento degli spazi di libertà; e anche di dare all’Italia un periodo di serenità, di toni sobri, di buon governo. Sono giorni di confronto, e io ho piena fiducia nel lavoro e nella saggezza politica del nostro segretario Nicola Zingaretti. Se il Partito democratico, con la sua guida, saprà mantenere al centro della discussione i temi che ho ricordato, uscirà dalla trattativa a testa alta, e se alla fine si dovesse andare a votare, si presenterà ai cittadini come forza coerente e responsabile, amante dell’Italia e portatrice di una visione di paese più giusta, più solidale e più libera.