Sono alla fine partite con volo diretti a Bologna Loredana Corallo e Mikela Sannicandro, le due donne trans bitontine, che erano state sottoposte a fermo da ieri pomeriggio presso l’aeroporto di Sharm el-Sheikh.
Alla base della misura della polizia egiziana i dati anagrafici al maschile sui rispettivi documenti, considerati, come riferito da Giuseppe Galliani, avvocato della famiglia Sannicandro, «una discrasia rispetto all’aspetto esteriore».
La situazione si è poi sbloccata grazie all’intervento della Farnesina, che tramite l’ambasciata d’Italia al Cairo, si è immediatamente attivata ed è rimasta in contatto, fino a risolvere il problema, con le autorità locali, fornendo assistenza e agevolando il rientro delle nostre connazionali in Italia.
A prendere parola sulla vicenda sono oggi intervenuti, in una nota congiunta, Arcigay Antinoo Napoli, Arcigay Molise, Associazione Consultorio TransGenere, Associazione Libellula, ATN – Associazione trans Napoli, Beyond Differences Onlus, Colt – Coordinamento Lazio trans, Gender X, MIT – Movimento Identità trans, Sportello Lili del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Sunderam Identità Transgender Torino.
«Il fermo di Loredana e Mikela – così le associazioni – all’aeroporto di Sharm el-Sheikh, che segue di soli 8 giorni quello di cui è stata vittima un’altra donna trans, Federica Mauriello, come riportato da Gaynews.it, ci pone davanti a importanti riflessioni.
Come noto, la polizia aeroportuale ha così agito per l’incongruenza tra i dati anagrafici (al maschile) sui documenti e l’aspetto esteriore delle tre cittadine italiane. Ciò è anche diretta conseguenza del ritardo del legislatore italiano nel colmare il vuoto normativo in materia di rettifica anagrafica di adeguamento di genere per le persone trans, che, quando non hanno documenti non allineati per sentenze giudiziarie, continuano ad avere problemi».
Le stesse associazioni hanno infine chiesto «a gran voce una legge specifica a maggiore garanzia delle persone trans a 37 anni dalla promulgazione della legge 164. Domandiamo, inoltre, ad agenzie di viaggio e tour operator di pre-informare le persone trans, con incongruenze anagrafiche, dei rischi che corrono viaggiando in Paesi transfobici o potenzialmente tali».