Da quando è stato nominato coordinatore dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) sono trascorsi poco più di due mesi. Di lui i media si sono finora scarsamente interessati anche perché rifugge temperamentalmente dalla sovraesposizione di visibilità. Un uomo dei fatti più che delle parole.
Questo, in sintesi, Triantafillos Loukarelis (detto Trianda), che sin dall’inizio del governo giallo-verde è stato tra i più stretti collaboratori di Vincenzo Spadafora, sottosegretario alla vicepresidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità e ai Giovani, di cui fino in giugno ha ricoperto il ruolo di capo Segreteria tecnica.
Classe 1971, laurea magistrale in Scienze politiche con indirizzo internazionale, è stato, fra l’altro, responsabile dell’Ufficio di presidenza e della direzione di Unicef Italia dal 2008 al 2013 e delle Relazioni esterne ed internazionali presso l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza dal 2013 al 2015. Ancora una volta accanto a Spadafora, che ne era all’epoca a capo.
Con lui siamo entrati in contatto negli scorsi giorni quando Gaynews ha sollevato il caso di Federica Mauriello, donna trans napoletana, sottoposta a fermo all’aeroporto di Sharm el-Sheikh il 16 agosto.
Dr Loukarelis, poco più di due mesi dalla nomina a coordinatore dell’Unar: quali sono gli obiettivi che si prefigge per il prossimo triennio?
Innanzitutto il nostro obiettivo primario è quello di incrementare la conoscenza che i cittadini hanno dell’Unar, lavorando sulla sua visibilità, sulla tempestività di reazione di fronte a segnalazioni di discriminazioni e sulla capacità di diffondere all’esterno il valore assoluto rappresentato dai diritti civili e da una società aperta inclusiva e prossima a chi si trova in una condizione maggiormente a rischio di subire discriminazioni ed essere emarginato.
Svolgeremo il nostro lavoro senza timidezze e con grande determinazione, per contribuire a unire e non dividere la società, come purtroppo sembra andare di moda oggi. Quindi non aggiungeremo le nostre voci alimentando le cacofonie ed eviteremo di alimentare dibattiti strumentali e di parte. Ovviamente però non mancheremo di richiamare alle proprie responsabilità chi alimenta climi di odio e compie gesti discriminatori.
Dal punto di vista operativo, oltre a promuovere campagne di sensibilizzazione innovative sui temi a noi propri, lavoreremo affinchè i nostri dati relativi alle diverse manifestazioni delle discriminazioni siano più credibili e validi dal punto di vista scientifico, tali da poterci permettere di suggerire con maggiore efficacia al legislatore quali politiche siano necessarie per contrastare vere e proprie emergenze sociali che oggi vengono o sottovalutate o addirittura rimosse.
A livello internazionale intendiamo rilanciare la nostra presenza, coinvolgendo anche il mondo delle associazioni, per contribuire con efficacia alle nuove strategie contro le discriminazioni e per l’inclusione sociale che si stanno delineando a livello comunitario e al Consiglio d’Europa. Questi sono solo alcuni esempi, ma con l’ufficio stiamo già lavorando a decine di idee per rilanciare l’Unar e renderlo sempre più efficace ed efficiente.
Lei succede nel mandato all’ex senatore Luigi Manconi: che valutazione dà dell’operato del suo immediato predecessore?
Il Prof. Manconi ha guidato con grande autorevolezza e competenza i temi propri dell’Unar. Gli sono grato perché ho trovato persone molto competenti e motivate e un lavoro già avviato su buone basi.
L’Unar si occupa anche di discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere: può spiegare le competenze nel merito dato che ciclicamente si muovono critiche da parte di ambienti conservatori?
L’Unar ha il dovere di contrastare le discriminazioni ovunque esse si manifestino. L’omotranfobia purtroppo è presente nella nostra società: ci troviamo quindi quotidianamente di fronte a casi di discriminazioni dovute all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
Certi ambienti conservatori, come che lei li chiama, concepiscono i diritti civili alla stregua di una coperta corta, che va tirata da una parte o dall’altra per non scoprire una parte del corpo. In realtà, la nostra società merita di avere una coperta che protegge tutto il corpo della nostra democrazia senza creare divisioni e discriminazioni. La storia ci ha lasciato diversi insegnamenti al riguardo, come quello di cui si è fatta memoria l’altro ieri: il 23 agosto di 92 anni fa negli Stati Uniti d’America, infatti, furono giustiziati Nicola Sacco, ciabattino della provincia di Foggia, e Bartolomeo Vanzetti, pescivendolo del Cuneese, perché erano poveri, immigrati, italiani e anarchici.
Tra le accuse mosse c’è anche quella ai bandi di pubblica utilità direttamente connessi all’area Lgbti: attacco fondato o pretestuoso?
Pretestuoso. Si tratta, infatti, di fondi europei PON Inclusione della Programmazione 2014-2020, già programmati da diversi anni e finalizzati soprattutto all’area Lgbti e Rom Sinti e Caminanti. Non mi sorprendono le critiche, visti i tempi che corrono, e ritengo che altre ne arriveranno: entro un mese o poco più, infatti, bandiremo e realizzeremo numerose attività a favore delle comunità Lgbgi e Rom Sinti e Caminanti. In particolare, per persone Lgbti abbiamo in cantiere azioni per favorire l’inclusione negli ambiti del lavoro, della salute, della sicurezza e del trattamento carcerario, della formazione del personale della pubblica amministrazione e diverse azioni sulla comunicazione.
Inoltre stiamo partecipando ai tavoli per la nuova Programmazione comunitaria 2021–2027 per tentare di incrementare ulteriormente le risorse a disposizione per aggiungere nuove attività che riteniamo prioritarie, come, per esempio, la creazione di centri antiviolenz,a dove ragazze e ragazzi Lgbti possano essere ospitati e protetti.
Su tutto questo stiamo lavorando in sinergia con le associazioni, grazie all’istituzione di un Tavolo di consultazione permanente per la tutela dei diritti delle persone Lgbti ,istituito su iniziativa del sottosegretario Spadafora nell’ottobre 2018, che si articola in sessioni plenarie e tavoli di lavoro settoriali, partecipato da 48 associazioni.
Gaynews ha sollevato il 22 agosto il caso di Federica Mauriello: si sa che lei ha fatto dei passi al riguardo presso la Farnesina. Può dirci nello specifico cosa e se ha avuto dei riscontri?
Confermo che, appena ricevuta la segnalazione, ho immediatamente contattato l’ambasciatore Fabrizio Petri, presidente del Comitato interministeriale per i Diritti umani, e la consigliera Michela Carboniero Capo Ufficio II (Diritti Umani e Consiglio d’Europa) – Direzione generale Affari politici e di Sicurezza del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. Sono entrambi degli ottimi civil servant, che, non ho dubbi, faranno il massimo dello sforzo possibile per venire a capo di questa incresciosa questione.