Vittima di aggressione in strada col suo compagno, che è stato ucciso. Poi le minacce dei familiari del fidanzato, che ne volevano vendicare la morte. Infine un mandato d’arresto per il suo orientamento sessuale. Da qui, per Efe, la decisione di abbandonare la Nigeria, dove i rapporti tra persone dello stesso sesso sono puniti fino a 14 anni di carcere e con la morte per lapidazione nelle aree soggette alla shari’a.
Il giovane credeva di essere in salvo una volta raggiunta la Germania ma le autorità tedesche vogliono adesso rimpatriarlo. Ad aiutare Efe il suo legale che, in collaborazione con Anna Weißig, psicologa del Queer Refuges Network Leipzig associato alla RosaLinde Leipzig e.V., sta tentando la carta della riconsiderazione del caso.
Una situazione così delicata e complessa da spingere All Out a promuovere una campagna social e a lanciare una petizione online all’Ufficio federale tedesco per le migrazioni e i rifugiati al fine di «proteggerlo, di non deportarlo in Nigeria e di riconoscere i rischi a cui è esposta la popolazione LGBT+, in Nigeria come in altri Paesi, nelle vostre future decisioni sulle richieste di asilo».
In un accorato appello, pubblicato sul sito del movimento globale, Efe ha spiegato perché l’Ufficio federale è intenzionato a farlo ritornare in Nigeria: «Alle autorità tedesche chiedo solo una revisione del mio caso. Ho raccontato la mia storia, spiegando perché avevo paura di dichiarare il mio orientamento sessuale. Ma non li ha fatti cambiare ide
Dicono che non posso rimanere in questo Paese perché non ho raccontato tutta la verità al mio arrivo in Italia, il primo Paese europeo in cui ho messo piede durante la fuga. Quello che non capiscono è che in Nigeria ero appena sfuggito a una condanna al carcere e a varie minacce di morte. Come se non bastasse, nel lungo viaggio verso l’Europa ero stato vittima di traffico umano e prostituzione forzata.
Quando mi sono trovato di fronte ai funzionari italiani, avevo troppa paura per parlare del mio orientamento sessuale. Fin da piccolo mi hanno insegnato che di certe cose personali con le autorità non si parla».