Chiunque si occupi dei diritti delle minoranze, della vita delle persone escluse, delle lotte contro chi è discriminato sa bene quanto sia importante il lavoro svolto quotidianamente da individui discreti e silenziosi che, anche all’interno delle istituzioni, perfino nei periodi politicamente più difficili e ostili, si fanno promotori di legalità e progresso, di inclusione ed emancipazione. Tra queste figure c’era, senza dubbio, Alessandra Ponari.
Chi, come me, ha avuto la fortuna di conoscerla e frequentarla non solo in virtù di principi e ideali condivisi, ma anche per aver vissuto insieme gli anni della giovinezza, quelli spensierati dello studio e delle prime cotte, sa bene che valori quali l’accoglienza, la sensibilità, il senso di giustizia e la gentilezza sono stati il cardine della sua formazione umana, oltre che professionale, la stella polare della sua vita privata, oltre che del suo ruolo pubblico.
Ecco perché si resta sgomenti a pensare che proprio lei non illuminerà più con il suo sorriso contagioso le “stanze del potere”, lei che dal 2011 al 2016 si è spesa con grinta e generosità per i diritti dei minori, lavorando con l’attuale ministro per le politiche giovanili e per lo sport Vincenzo Spadafora (allora Garante per l’Infanzia). Lei che fino a qualche mese fa era stata a capo del dipartimento delle Pari Opportunità, interpretando con rettitudine ed equità il suo incarico e facendo sue con intelligenza, delicatezza e cura infinita le istanze del movimento Lgbt.
A poco più di una settimana dall’improvvisa scomparsa di Alessandra, riportiamo il saluto che Vincenzo Spadafora ha lasciato sulla sua pagina Facebook:
«Ricordo, come se fosse oggi, il primo giorno che ci siamo conosciuti: ero da poco stato nominato garante per l’Infanzia ed ero alla ricerca del direttore del nuovo Ufficio.Ci siamo incontrati e ci siamo scelti ed insieme abbiamo dato vita ad un Ufficio che non esisteva, tra mille difficoltà che abbiamo affrontato e risolto insieme. Da quel giorno è iniziata una collaborazione che è durata anni, anche con le inevitabili incomprensioni che si creano sul lavoro e che, qualche mese fa, ci avevano fatto prendere strade diverse.
Mi hai supportato e sopportato con i tuoi modi sempre gentili, con il tuo sorriso, con la tua capacità di trovare sempre una soluzione per tutto, con le tue battute e citazioni di film che tanto mi facevano ridere.
Oggi te ne sei andata via. Non sono solito condividere sui social il dolore che provo davanti ad una morte che mi lascia senza parole ma oggi faccio una eccezione per te, perché voglio che tutti coloro che ti hanno conosciuta e apprezzata per la bella persona che sei e per l’instancabile professionista che hai dimostrato di essere possano rivolgerti un pensiero affettuoso e una preghiera. Ciao Ale!».