Nel mondo le coppie gay ricevono un congedo parentale meno retribuito rispetto alle coppie lesbiche o eterosessuali con molti papà che hanno difficoltà a pagare le bollette se scelgono di trascorrere più tempo a casa con i propri figli.
A rivelarlo lo studio Comparing the availability of paid parental leave for same-sex and different-sex couples in 34 OECD countries, che condotto da Elizabeth Wong, Judi Jou, Amy Raub e Jody Heymann, ricercatrici dell’Università della California di Los Angeles (Ucla), è stato pubblicato sull’ultimo numero del Journal of Social Policy.
Partendo dalla legislazione, raccolta dall’Organizzazione internazionale del lavoro nel 2016, e integrandola coi relativi aggiornamenti successivi, le quattro accademiche hanno esaminato le normative vigenti in 34 dei 36 Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che riconoscono il congedo parentale alle coppie omogenitoriali.
In 21 pagine lo studio dimostra come le coppie tanto di donne quanto di persone di sesso opposto beneficino di un’uguale durata di congedo nella maggior parte dei Paesi. Alle coppie gay è invece riconosciuto lo stesso numero di settimane di astensione lavorativa, accordato alle coppie etero, in solo il 12% di quelle nazioni.
In ogni caso in oltre il 40% dei 34 Paesi Ocse le coppie lesbiche non hanno goduto di un equo tempo libero rispetto a quelle di persone di sesso opposto. «Molte differenze nel congedo derivano da stereotipi di genere cui le donne sono oggette – così Elizabeth Wong –. Ciò non solo ha ricadute sulle coppie eterosessuali ma svantaggia notevolmente quelle di uomini gay».
In media le coppie omogenitoriali femminili hanno avuto tre mesi in meno di congedo retribuito rispetto a quelle eterosessuali. Ben cinque i mesi, invece, non riconosciuti alle coppie omogenitoriali maschili.
Australia, Nuova Zelanda, Islanda e Svezia sono gli unici paesi a garantire lo stesso congedo retribuito a tutte le coppie, comprese quelle gay, da 18 a 70 settimane.