Si è tenuto oggi nella città polacca di Lublino, sotto un imponente cordone di polizia in tenuta antisommossa, il Pride, cui hanno partecipato 400 persone.
Durante la marcia dell’uguaglianza (Marsz Równości) contromanifestanti ultranazionalisti, neo-nazisti e cattolici hanno cercato di fare irruzione scandendo slogan omofobi e lanciando bottiglie e uova. Ma sono stati dispersi dalle forze dell’ordine con lacrimogeni e cannoni ad acqua, mentre alcuni sono stati arrestati.
Nella mattinata si sono tenuti anche momenti di preghiera in riparazione del Pride, sotto la guida di sacerdoti cattolici.
Le persone partecipanti al Pride sventolavano bandiere e striscioni con le scritte Gesù ha insegnato amore o L’omofobia minaccia le famiglie polacche.
La parata era rimasta nel forse fino ai giorni scorsi per il divieto imposto dal sindaco Krzysztof Zuk in nome di presunti problemi di sicurezza, poi annullato, nel corso della settimana, da un tribunale locale.
Come noto, un gruppo di ultranazionalisti di destra aveva fatto irruzione tra le persone partecipanti al Pride di Białystok, aggredendone e picchiandone alcune tra insulti e lancio di pietre, bottiglie di urina, immondizia. Ciò ha fatto sì che le successive marce dell’uguaglianza, sia a Płock (10 agosto) sia a Radomsko (17 agosto), si siano svolte con un cordone di sicurezza.
Il tutto è da leggersi nell’ambito di quella che può definirsi la crociata polacca anti-Lgbti, combattuta in comune intesa dalla Chiesa cattolica e dal partito al potere Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia), il quale dalle imminenti elezioni parlamentari del 13 ottobre dovrebbe uscire vincente per un nuovo mandato governativo quadriennale.
Il 18 agosto il leader del PiS, Jarosław Aleksander Kaczyński, andato all’attacco dei Pride definiti «teatro itinerante», è tornato a utilizzare l’argomento dei diritti Lgbti quale pericolosa idea occidentale che mina i valori cattolici tradizionali della Polonia.
Le associazioni Lgbti e i partiti di opposizione extraparlamentare ritengono proprio il partito di Kaczyński e l’episcopato cattolico responsabili del clima di violenza verso la collettività arcobaleno per quella, che nelle ultime settimane, continua a essere condannata come ideologia Lgbti e parossisticamente indicata quale fonte di danno per l’identità nazionale e il modello tradizionale di famiglia.
Per sollevare la pubblica attenzione sulla situazione della collettività Lgbti polacca, All Out ha lanciato, in agosto, una petizione per chiedere un intervento efficace da parte di Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, e di Ursula von der Leyen, presidente eletta della Commissione Europea.