Sono bastati due post e altrettanti tweet, con cui il gesuita James Martin dava succinta notizia dell’udienza papale del 30 settembre, a scatenare le reazioni violente dei conservatori di ogni latitudine a partire da quelli statunitensi.
Il consultore del Dicastero vaticano per la Comunicazione, noto per il suo impegno a sostegno dei cattolici Lgbti e a tutela dei diritti delle persone Lgbti, è stato infatti coperto di attacchi di ogni tipo insieme con Papa Bergoglio, bollato per lo più come eretico.
Rorate caeli, uno dei blog conservatori d’Oltreoceano da tempo critico nei riguardi dell’autore di Building a bridge. How the Catholic Church and the Lgbt community can enter into a relationship of respect, compassion, and sensitivity, ha prima twittato: «A Roma è la festa di San Gay». Quindi, in un successivo tweet, ha dichiarato: «Se questo non è un erdorsement, nulla lo è. Francesco e James Martin: stessa battaglia».
Padre James Martin S.I.
Not just received, but received solemnly, on the same level of a whole conference of bishops in “ad limina” visit.
If that’s not an endorsement, nothing is.
Francis and James Martin: même combat. https://t.co/wojYoiLLj9
— Rorate Caeli (@RorateCaeli) September 30, 2019
Nonostante l’esplicita quanto scontata difesa di Francis De Bernardo, direttore esecutivo di New Ways Ministry, la polemica ha raggiunto tali toni che le province gesuite del Canada e degli Stati Uniti sono intervenute con il comunicato: «Nessuna politica. Nessuna strategia. Nessun ordine del giorno nascosto. Solo due fratelli nel Signore, che hanno sinceramente conversato sul modo migliore per raggiungere coloro che si sentono ai margini. Questo è il Vangelo all’opera nella nostra Chiesa oggi».ù
No Politics.
No strategies.
No hidden agendas.Just two brothers in the Lord in an honest conversation about how best to reach those who feel as if they are on the margins.
This is the Gospel at work in our Church today. pic.twitter.com/re6r5D8kvy
— Society of Jesus (@TheJesuits) September 30, 2019
Padre Martin non ha in ogni caso voluto rivelare ulteriori particolari sull’udienza del 30 settembre. Contattato lo stesso giorno dalla nostra redazione, ha laconicamente risposto quasi con le stesse parole del primo post del mattino: «Posso dire solo questo: Ho espresso a Papa Francesco le voci dei cattolici Lgbt e delle persone Lgbt in tutto il mondo – le loro speranze e sogni, le loro lotte e sfide -. Lui ha ascoltato tutto attentamente e ha risposto con grande cura e compassione».
Il gesuita che è a Roma dalla seconda metà di settembre, dove ha partecipato all’Assemblea plenaria del Dicastero per la Comunicazione, ha ieri invece reso noto, sempre via social, l’incontro avuto col card. Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e col sottosegretario, p. Friedrich Bechina, sul controverso documento Maschio e femmina li creò. Per una via del dialogo sulla questione del gender.
Dopo aver ribadito che quanto riportato sul post era stato concordato col permesso del porporato e del numero tre della Congregazione, Martin ha dichiarato: «Durante il nostro incontro, che è durato circa 40 minuti, ho letto ad alta voce le lettere di una suora che si occupa di persone transgender, di una famiglia con bambini Lgbt e di una persona transgender.
Ancora una volta, con il loro permesso, posso rendere noto che essi hanno parlato del contesto e dello scopo del documento, incentrato sulle scuole cattoliche. Sua Eminenza ha espresso dolore per il fatto che si fosse pensato che la Congregazione stesse accusando le persone di essere ideologicamente distorte, desiderando far conoscere la loro attenzione per le persone transgender e il desierio di continuare il dialogo per riflettere sulle loro esperienze.
Come ho detto, mi hanno dato il permesso di condividere questo con voi. Il resto dell’incontro, invece, sarà tenuto privato. Sono felice di aver portato le voci delle persone Lgbt a questo cordiale incontro e molto grato per la loro apertura al dialogo».
In un ultimo post, infine, pubblicato nella notte di oggi il gesuita ha infine scritto: «Cari amici, grazie per tutte le vostre preghiere in questi ultimi giorni di incontri, che avevo chiesto prima di partire. Per ora ho condiviso le storie delle persone Lgbt con il Papa e gli officiali del Vaticano, cercando così di costruire ponti. Continuerò a farlo a Roma fino al mio ritorno. Continuate a pregare».