Dopo aver debuttato nel 2014 Emily De Salve, baritono transgender leccese, torna alla Biennale Musica di Venezia, come interprete di Donna di Fede nella prima di Tredici secondi o un bipede implume ma con unghie piatte del maestro Marco Benetti su libretto di Fabrizio Funari. L’appuntamento è per questa sera, alle 19:00, presso il Teatro Piccolo Arsenale.
Emily, come è nata la collaborazione artistica che la vede quest’anno alla Biennale della Musica di Venezia?
Questo è il mio debutto operistico nella musica contemporanea, visto che alla Biennale Musica di Venezia si eseguono opere contemporanee, quindi scritte dai compositori di oggi, compositori tutti giovani per lo più.
Io avevo già partecipato alla Biennale Musica nell’ottobre del 2014. Fu, proprio, il mio debutto sul palcoscenico e sono stata richiamata nuovamente quest’anno, perché cercavano una voce da baritono in un personaggio femminile.
Cosa ci può dire di più di quest’opera?
L’opera, che si chiama Tredici secondi o un bipede implume ma con unghie piatte, è scritta da Marco Benetti con il l ibretto di Fabrizio Funari, la regia di Francesca Merli e le scene di Davide Signorini. Sono stata contattata perché serviva questa figura imponente, di una donna di fede, di mezza età, corpulenta e bigotta, e hanno associato la mia vocalità a questo personaggio.
Ho conosciuto il compositore a Milano in occasione del Meeting Voice Milano 2019, dove sono stata relatrice e ospite speciale per raccontare la mia storia come unica persona transgender nel mondo dell’opera in Italia.
Sono stata la prima ad essere stata ammessa al conservatorio di musica, dove mi sono diplomata, con il massimo dei voti e lode, nel luglio del 2014.
È emozionata prima del Suo debutto operistico?
Sono molto emozionata e devo dire che è difficile imparare a gestire le emozioni prima di un palcoscenico.
Io semplicemente ho bisogno di stare stare da sola prima di entrare in scena: solitamente non rivolgo parola a nessuno e mi concentro per far sì che la voce non risenta dell’ansia che si prova prima di salire appunto sul palcoscenico. Faccio dei vocalizzi a bocca chiusa e degli esercizi di respirazione molto ampi e lenti, appunto per tenere a bada l’ansia e l’emozione.
In passato, avevamo denunciato le difficoltà per una cantante transgender di esibirsi nel mondo dell’opera. Qualcosa sta cambiando? Si, in passato ho avuto tantissime difficoltà perché purtroppo faccio fatica a trovare un agente lirico che mi segua.
Oggi, per lavorare nei teatri c’è bisogno di un agente che ti proponga. Nel mio caso è più difficile perché, essendo una donna transgender con una voce da baritono, si ha paura delle difficoltà che si possono incontrare a livello registico. Ma io credo che siano tutti pregiudizi, anche perché non ho problemi ad indossare abiti da uomo in scena se mi si chiede di interpretare un ruolo maschile. Purtroppo si ha paura di fare il primo passo.