Conferenza stampa di presentazione, stamani, della 17° edizione del Gender Bender Festival, che si terrà a Bologna dal 23 ottobre al 1° novembre.
A Palazzo D’Accursio, sede del Comune, hanno illustrato programma e finalità della kermesse di fama internazionale i co-direttori artistici Mauro Meneghelli e Daniele Del Pozzo, il presidente del Cassero Lgbti Center Giuseppe Seminario, l’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti, l’assessore comunale alla Cultura Matteo Lepore, l’assessora comunale alle Pari opportunità Susanna Zaccaria.
Quest’ultima ha rilevato come «nei due anni passati a cercare di far approvare la legge contro la discriminazioni verso le persone Lgbti l’opposizione mi sventolasse sempre delle locandine ed erano quelle del Gender Bender. Per me questa è un medaglia, perché la nostra città è un simbolo e, quando un tema sciocca al punto da diventare parte di una legge, è una notizia eccellente».
Critiche da parte dei partiti di centrodestra, che non sono mancate neanche quest’anno. Proprio oggi Giancarlo Tagliaferri, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, ha parlato in un’interrogazione all’esecutivo di «party erotici finanziati con soldi pubblici». Il riferimento è al contributo di 100.000 euro per una manifestazione che «ospiterà porno attori, performance omosessuali, spettacoli transessuali e propaganda Lgbt».
Chiedendosi «se questo voglia essere il primo esempio dell’applicazione della legge contro l’omotransnegatività tanto voluta dalla maggioranza di sinistra per combattere le discriminazioni», Tagliaferri ha quindi aggiunto: «Date le caratteristiche del festival, che pongono un marcato accento su manifestazioni di sesso omosessuale e lesbico, con performances dal vivo di inequivocabile significato quale, ad esempio, Pussy Galore, si chiede se la Regione intenda in futuro finanziare eventualmente anche altre tipologie di eros-party con i soldi dei contribuenti».
Contattato da Gaynews, Vincenzo Branà, ex presidente del Cassero, ha così commentato l’interrogazione di Tagliaferri: «Gender Bender fa parte della tradizione del tessuto bolognese. È un festival con una storia molto lunga e radicata, che raccoglie intorno a sé istituzioni, enti, soggetti privati. Il fatto che attraversi i temi dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, coinvolgendo anche quelle che sono le parti più in ombra di questi argomenti, è il suo valore aggiunto.
Per questo Tagliaferri si deve rassegnare, perché la sua critica più che colpire Gender Bender colpisce lui stesso, in quanto dimostrativa della problematicità che lui ha con tali argomenti. Problemi, che, frequentando il festival, avrebbe sicuramente risolti. E questo è il motivo per cui prodotti culturali come Gender Bender sono oggi irrinunciabili».