Come segnalato dal nostro giornale, che ha pubblicato il testo della lettera di associazioni, attiviste e attivisti trans al ministro della Salute Roberto Speranza, il 1° ottobre il Progynova, farmaco per la Terapia ormonale sostitutiva (Tos), è passato dalla Fascia A alla Fascia C, divenendo totalmente a carico dell’utente con un conseguente rincaro di oltre il 300%.
Il 24 ottobre il direttivo di Omphalos Lgbti ha consegnato direttamente al titolare del dicastero di Lungotevere Ripa, in visita a Perugia, un documento nel quale si chiede «che venga definitivamente risolta l’emergenza ormoni e che si avvii una seria riforma della legge 164».
A sollecitare, infine, il parere del ministro Speranza, che continua a non assumere posizione, le deputate Lisa Noja (Italia Viva) e Gilda Sportiello (M5s).
La parlamentare renziana l’ha fatto con un’interrogazione con risposta in Commissione XII Affari sociali, presentata durante la seduta del 25 ottobre. Rilevando, fra l’altro, che «l’aumento del costo del Progynova, che in fascia C è tutto a carico del richiedente, dunque determina un danno grave, anche economico, e mette in discussione il diritto alla salute di tutte e tutti» e che «tale scelta sembra scaturire da una scarsa conoscenza del percorso di affermazione di genere e di vita delle persone transgender, gender variant e non binarie», Noja ha chiesto a Speranza «se non ritenga di dover avviare un tavolo di lavoro per discutere le migliori strategie per tutelare la salute delle persone transgender e di valutare l’opportunità di adottare iniziative per riclassificare il farmaco in fascia A».
La deputata Sportiello aveva invece presentato il 23 ottobre, insieme con gli omologhi di partito Sarli, Bologna, Sapia, Troiano, Baroni, D’Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nescia, Provenza, un’interrogazione al ministro con risposta in Commissione XII Affari Sociali, di cui dato notizia così su Facebook: «Il Progynova è un farmaco fondamentale per chi necessita di una terapia ormonale sostitutiva. La recente riclassificazione dell’Aifa del farmaco Progynova, lo riconosce come farmaco come “non essenziale” e per questo completamente a carico dell’utente. Alla riclassificazione è seguito l’aggiornamento del prezzo, un rincaro del 300% che ha portato da 3 a 10 euro il costo di una confezione contente solo 20 compresse.
Un’interruzione o una variazione terapeutica possono però avere gravi ripercussioni sulla salute. Quello del Progynova è l’ennesimo caso che ci ricorda la necessità e l’urgenza di garantire il diritto alla salute e l’accesso alle cure per le persone transessuali nel nostro paese.
Per questo oggi ho presentato un’interrogazione su questa vicenda: se davvero il nostro Servizio sanitario nazionale si fonda sui principi di universalità, uguaglianza ed equità, le persone transessuali non devono essere invisibili per la sanità pubblica».