Vuk Adžić, 19enne transgender, è stato battezzato domenica in una chiesa di Podgorica col permesso dell’arcivescovo Amfilohije Radović, metropolita del Montenegro e del Litorale nella Chiesa ortodossa serba. Non bisogna dimenticare che nel 2014 la comunità Lgbt montenegrina aveva attribuito a Radović il titolo di omofobo dell’anno per aver definito l’omosessualità una malattia.
Vuk, che è in attesa di intervento di riassegnazione chirurgica del sesso, ha detto all’Agence France Presse di esserci deciso a ricevere il battesimo dopo essere stato brutalmente picchiato in estate a Kolašin, sua città natale: «Ho sempre avuto il desiderio di essere battezzato. Mi sento al sicuro nella fede: sono grato all’arcivescovo per la sua benedizione».
Sul certificato battesimale il 19enne è stato indicato col genere e nome d’elezione differentemente dai documenti d’identità. «Questo è un grande passo in avanti – ha aggiunto Vuk – per me e per la comunità transgender del Montenegro».
Attivisti e attiviste per i diritti umani hanno definito l’evento una pietra miliare in una società patriarcale in cui la discriminazione è ancora prevalente. Il 31 luglio il Parlamento monocamerale ha inoltre bocciato il testo governativo sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Ma in ottobre il ddl è stato ripresentato su indicazione del primo ministro Milo Đukanović.
Per Jovan Ulićević, prima persona transgender a farsi conoscere pubblicamente in Montenegro, si tratta di «un messaggio di tolleranza» e di un segnale importante per «tutti coloro che considerano la Chiesa un’autorità».
Se l’atteggiamento verso le persone Lgbti è alquanto mutato in Montenegro, che è dal 2010 Stato candidato all’Unione europea, la società resta però divisa. In un recente sondaggio, se il 45% dei montenegrini si è detto contario alle dimostrazioni pubbliche di affetto tra persone dello stesso, il 47% ha però dichiarato che i diritti delle persone Lgbti non sono rispettati.