È in corso a Ginevra la 34esima sessione del Gruppo di Lavoro della Revisione Periodica Universale (Universal Periodic Review – Upr).
L’Upr, come noto, è una procedura del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, creata con la Risoluzione 60/251 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 15 marzo 2006. In virtù di tale meccanismo tutti i 192 Paesi Onu, compresi gli attuali 47 Stati membri del Consiglio, si sottopongono, ogni quattro anni, a un esame complessivo della situazione dei diritti umani al loro interno.
Tra i 14 Paesi, oggetto di valutazione della sessione, anche l’Italia, la cui revisione ha avuto luogo il 4 novembre con gli interventi di 121 delegazioni. Il nostro Paese ha ricevuto nel documento finale, distribuito in sessione il 6 novembre, ben 306 raccomandazioni mentre nel 2014 erano state solo 186.
La maggior parte di esse ha riguardato i diritti umani dei richiedenti asilo. 41, invece, la creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani indipendente e 17 i diritti umani delle persone Lgbti di contro alle 8 del 2014.
Un tale incremento, sotto questo ultimo rispetto, è dovuto anche al lavoro congiunto di Arcigay, Associazione Radicale Certi Diritti, Centro Risorse Lgbti, Gaycs e OII-Italia, che hanno presentato un documento specifico. La sintesi di questo report è stata oggetto di presentazione negli incontri bilaterali avuti da Yuri Guaiana in ottobre a Ginevra (grazie anche al supporto di Ilga World) con oltre 35 rappresentanti di missioni permanenti.
Tra le raccomandazioni fatte all’Italia sui diritti umani delle persone Lgbti figurano: 1. una legge che riconosca entrambi i genitori dello stesso sesso (Islanda), 2. l’accesso all’istituto dell’adozione per le coppie dello stesso sesso (Islanda), 3. il divieto di interventi chirurgici cosmetici, non consensuali e normalizzanti su minori intersex (Malta e Olanda), 4. una legge contro l’omotransfobia (Nuova Zelanda, Spagna), 5. il rinnovo della strategia nazionale Unar contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e identità di genere (Sud Africa e Lussemburgo), 6. un Piano d’Azione nazionale sui diritti delle persone Lgbti (Uruguay), 7. la protezione delle persone Lgbti dalle discriminazioni, dai discorsi e dai crimini d’odio (Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Norvegia e Irlanda), 8. aumentare gli sforzi per garantire l’uguaglianza delle persone Lgbti (Israele), 9. realizzare campagne e progetti per la promozione delle pari opportunità per le persone Lgbti (Portogallo), 10. proteggere i rifugiati Lgbti (Olanda).
Il lavoro delle associazioni ha contribuito anche alla formulazione di tre precise domande poste prima del 4 novembre. In particolare, il Belgio ha chiesto a che punto sia l’Italia nell’elaborazione di un piano d’azione nazionale sui diritti delle persone Lgbti e se il governo rinnoverà la strategia nazionale Unar contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e identità di genere. Il Regno Unito ha chiesto quali misure concrete il governo intenda adottare per ridurre i sempre più numerosi episodi di razzismo e intolleranza contro migranti, persone vulnerabili e Lgbti.
«La Revisione Periodica Universale – ha commentato Yuri Guaiana, coordinatore del lavoro di advocacy relativo al terzo ciclo dell’Upr – è un meccanismo cruciale per garantire che i diritti umani di tutte e tutti, comprese le persone Lgbti, siano rispettati ed è di fondamentale importanza che il Governo accetti e implementi al più presto tutte le raccomandazioni concernenti i diritti umani delle persone Lgbti e la creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani indipendente, conformemente ai principi di Parigi. Ringrazio tutti gli Stati che hanno scelto di fare le raccomandazioni all’Italia da noi suggerite».
Il 4 novembre, nel fornire l’aggiornamento richiesto sullo stato di attuazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani nel nostro Paese, Manlio Di Stefano, sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale (che ha guidato la nutrita delegazione italiana a Ginevra), ha informato il Consiglio delle discussioni in Parlamento per lo stabilimento della Commissione nazionale per i Diritti umani e l’impegno nella lotta a ogni forma di discriminazione. Con riferimento alla decisione del 30 ottobre scorso sull’istituzione di una Commissione Straordinaria del Senato per il contrasto ai fenomeni dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo, dell’incitazione all’ odio e alla violenza.
Deludenti invece le dichiarazioni sui diritti umani delle persone Lgbti. Di Stefano, che non ha risposto alle domande poste da Belgio e Regno Unito, si è infatti limitato alla generica affermazione che «una delle linee strategiche dell’azione governativa per la promozione delle pari opportunità e la tutela dei diritti riguarda la prevenzione e la lotta contro la discriminazione, sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere». Ad esso ha aggiunto che il Piano d’azione nazionale sul business e i diritti umani si concentra sui gruppi vulnerabili come le persone Lgbti.
I dati dei documenti alternativi, compreso quello delle associazioni Lgbti, sono confluiti, come accennato, nel report finale, che, basato anche sul rapporto nazionale redatto dal nostro governo e sulla raccolta informazioni operata dallo stesso Unhrc, è stato redatto dal Segretario del Consiglio e da una troika di Stati membri, che, per l’Italia, sono stati Sud Africa, Australia e Slovacchia.
Esso sarà adottato nel pomeriggio di oggi in plenaria, per essere quindi incluso nel rapporto del Consiglio all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il nostro Paese potrà accettarlo subito o avere tempo, fino a marzo 2020, per sottoporlo a valutazione e fare quindi sapere quali raccomandazioni intende definitivamente adottare.