Si è svolta ieri a Tirana, alla vigilia della conferenza annuale di Era – Lgbti Equal Rights Association, la Dyke March.
Tenutasi per la prima volta a Washington, il 24 aprile 1993, su iniziativa della giornalista e attivista Anne-Christine d’Adesky, una delle sei fondatrici di Lesbian Avengers, come mobilitazione di protesta e visibilità lesbica, la marcia di Tirana è stata finalizzata – come annunciato dalle associazioni organizzatrici – a «trasformare la città in uno spazio accogliente e dinamico per partecipanti di tutti gli orientamenti sessuali, generi, razze, età, etnie, classi sociali e abilità fisiche».
E, nello specifico, a «potenziare e aumentare la visibilità delle ragazze e delle donne lesbiche, queer, bisessuali, transgender, intersex e non binary. La stragrande maggioranza di queste ragazze e donne affronta quotidianamente discriminazione, bullismo e violenza a causa del proprio orientamento sessuale, identità di genere, espressione di genere e caratteri sessuali».
Dalla forte connotazione discriminatoria in quanto usata, soprattutto in area nord-americana, per intimidire e disprezzare ragazze e donne a causa del loro orientamento sessuale, la parola dyke fu adottata, negli ultimi decenni del secolo scorso, dalla comunità di donne lesbiche, che, spogliandola dell’accezione negativa, ne fecero uno strumento di potenziamento rappresentativo in ottica di forza, indipendenza, libertà sessuale e orgoglio di sé.
Partita alle 18:00 dalla centralissima piazza Scanderberg, la Dyke March ha visto la partecipazione di centinaia e centinaia di persone, che, attraversando il quartiere di Ish-Blloku, hanno raggiunto il Palazzo della Cultura. A organizzarla Aleanca Lgbt, Era – Lgbti Equal Rights Association ed European Lesbian* Conference.