È dal 7 novembre nelle librerie Strani amori, ultimo romanzo di Fabio Croce, autore e storico editore di riferimento della comunità Lgbt italiana. Non si può dimenticare come nel 2006 l’intellettuale romano abbia curato la voce Letteratura gay in Italia per la Routledge International Encyclopedia of Queer Culture e nel 2008 abbia ricevuto a Oslo, in qualità di fondatore e gestore della Edizioni Croce, un importante riconoscimento culturale per il suo impegno a favore dei diritti civili.
Già autore di saggi e testi per il teatro, Fabio Croce con Strani amori torna alla narrativa. Il protagonista del romanzo è Paolo, che vive nel 2018 l’anno più complicato della sua esistenza. A cinquanta anni scopre la sua omosessualità, distrugge il rapporto con la compagna e fa coming out. Il suo percorso di liberazione però incontra ostacoli difficili: due gravi perdite lo conducono verso la depressione. Grazie all’aiuto del migliore amico e di uno psicoterapeuta, si rimetterà in gioco e capirà che solamente amando prima se stesso potrà riuscire ad amare gli altri.
Un racconto di vita comune ma anche la storia di un amore fallito sul nascere, un amore per il quale il protagonista impegnerà tutto se stesso, pur sapendo in partenza che la sconfitta sarà l’unico risultato possibile.
A pochi giorni dall’attesa presentazione prevista per sabato 16 novembre presso la Libreria Feltrinelli di Roma (Galleria Sordi), alle 18:00, a cui parteciperanno come relatrici Imma Battaglia, Paola Guazzo e Duska Bisconti, abbiamo raggiunto telefonicamente Fabio Croce per saperne di più del suo nuovo romanzo.
Il suo nuovo romanzo si chiama Strani amori. Da cosa nasce l’esigenza di scrivere questo libro?
Io credo che ogni essere umano dovrebbe essere mosso istintivamente da tre forme spontanee di amore: l’amore per la natura e per la vita; l’amore verso il proprio prossimo e chi ci circonda; l’amore verso se stesso, l’amor proprio. Ho voluto, dopo 18 anni di silenzio letterario (molti si auguravano fosse più lungo, ma, ahimé, non ho resistito) riprendere a scrivere e pubblicare perché rimane viva la funzione dello scrittore che si fa cronista della storia. Quindi da qui la necessità di raccontare la nuova società occidentale e il comportamento delle persone omosessuali di oggi, giovani e meno giovani.
La storia racconta di un coming out tardivo e non privo di conseguenze. Consiglierebbe a un uomo adulto di dichiarare pubblicamente la propria omosessualità anche se questa dichiarazione dovesse avere conseguenze drammatiche per la sua stabilità socio-affettiva?
Poco tempo fa un fatto di cronaca mi ha offerto occasione di riflessione: il celebre cuoco Marco Bianchi ha pubblicamente annunciato che avrebbe lasciato la moglie e la figlia piccola per poi unirsi civilmente al suo nuovo compagno. La nostra paladina politica, Monica Cirinnà, donna che stimo e conosco da anni, dichiarò che questo era un bel segno per la nostra società, la comunità Lgbt+ salutava con favore questo coming out. Io ho criticato l’uscita della politica, perché in quella situazione non ci leggevo nulla di gioioso, anzi, prefiguravo una tragedia familiare, dove una giovane moglie e una ragazzina si sarebbero trovate da sole ad affrontare una vita che immaginavano diversa. Questo per dirti che ogni caso fa a sé. Certamente, chi non pagherebbe conseguenze troppo radicali, dovrebbe vivere più serenamente la propria sessualità e dichiararla pubblicamente.
Molto spesso si parla del modo in cui le nuove generazioni vivono oggi la propria esistenza di persone omosessuali “liberate”. Come è invece, a suo parere, la vita delle stesse in età matura? Esiste una narrazione che le contempla o sono più invisibili delle altre?
La vita sociale è cambiata negli ultimi anni, perché i giovani non vivono più la sessualità in modo radicale, ma in maniera liquida, tendono alla bisessualità e rifuggono gli schemi ideologizzanti. Un comportamento sessuale non corrisponde più a una scelta politica, a un bisogno di visibilità, a un’affermazione dei propri diritti, ma è privo di impegno e volto esclusivamente alla sperimentazione del proprio corpo, alla soddisfazione di una esigenza momentanea. Quindi non si è più gay ma sessualmente liberi. Una conquista, sotto un certo punto di vista, ma una sconfitta perché nulla sarà più garantito se dietro a un diritto alla felicità e alla libertà non ci sarà più chi veglia per mantenere il rispetto di tutte le persone. Per dire, non tutti gli omosessuali sono gay, ma tutti i gay sono omosessuali.
In libreria “Strani Amori”, il nuovo romanzo di Fabio Croce: non si è più gay ma sessualmente liberi e senza rispetto per le persone, nulla sarà più garantito.
I maturi saranno condannati di nuovo alla discriminazione, quindi, schiavi di questi nuovi meccanismi che non aiutano, fatti di chat, social, fatti di efficienza estetica e fisica, di banalità e scarsa attenzione. E tanta prostituzione. Un maturo con i soldi non penserebbe un mondo migliore di questo. Un maturo povero e poco fashion… meglio scoprire la perversione della castità.
Il sostegno degli amici e dello psicoterapeuta sono fondamentali per Paolo, il protagonista del romanzo. È vero che l’amicizia salva, anche in età avanzata? Che ruolo gioca, a suo parere, il sostegno psicanalitico nel percorso di vita, spesso accidentato, di una persona Lgbt+?
Sono cresciuto negli anni ’70 e la partecipazione era la via per la libertà, per l’affermazione dei propri diritti. I collettivi, le assemblee, le riunioni di autocoscienza, erano la nostra vita, gli amici erano tutto. Le femministe ci hanno aperto la strada in Italia superando gli ideologismi castranti e grazie a loro è potuta nascere una comunità gay. All’epoca però non ci servivamo della psicanalisi professionistica, ma studiavamo e ci servivamo del gratuito servizio degli amici preparati e sempre disponibili. Ora tutto ha un prezzo, si compra, si vende e senza soldi non si “canta messa”. Gli enti locali non sono più in grado di garantire servizi gratuiti e troppo spesso noi viviamo vite difficili e non abbiamo tempo per gli amici. Ma non bisogna mollare: aiutare deve essere un obbligo, specialmente quando ci si sente appartenenti a una comunità. E se una persona omosessuale mi chiede aiuto, io ci sono sempre, gratuitamente. La terapia costa, e non sempre risolve. L’amicizia è sacra e vera.