È stato oggi pubblicato il 13° Legatum Prosperity Index, che testimonia come nell’ultimo decennio si sia registrata, a livello mondiale, una maggiore apertura verso le persone Lgbti. A detenere al riguardo il 1° posto è l’Islanda, mentre all’ultimo figura il Tagikistan.
Come noto, l’indice è dato da diversi fattori quali salute, crescita economica, educazione, benessere, qualità della vita ed è basato su 104 differenti variabili per 167 Paesi (rispetto ai 149, relativamente ai quali era stato stilato negli ultimi tre anni). Esso viene sviluppato e pubblicato sulla base di fonti internazionali da Legatum Institute, l’autorevole think-tank britannico d’indirizzo euroscettico, presieduto dalla baronessa tory Philippa Stroud.
Relativamente all’atteggiamento verso le minoranze, in particolare quella Lgbti, il Prosperity Index 2019 ha messo in luce come le persone residenti di 111 Paesi siano molto più tolleranti rispetto al 2009. In pari tempo, però, la libertà di parola e di associazione è stata progressivamente conculcata o limitata nell’ultimo decennio con un peggioramento della situazione in ben 122 Paesi.
Ma in molti di essi si sta contrastando una tale tendenza. Si pensi, ad esempio, alla Tunisia (95°), dove si è registrato uno dei maggiori miglioramenti complessivi della libertà personale a motivo, in gran parte, delle più ampie libertà di riunione, associazione e parola ottenute a seguito della rivoluzione del 2011.
L’Index ha inoltre evidenziato come questo mutamento di posizione verso i diversi gruppi di minoranza, compreso quello Lgbti, non si sia registrato nell’Europa orientale e nell’Africa subsahariana.
Il grado di accettazione e inclusione delle persone Lgbti è stata misurato in base alle risposte a uno specifico sondaggio Gallup, che ha chiesto a più di 130.000 persone in tutto il mondo se il proprio Paese fosse un buon posto per le persone Lgbti. A tal riguardo dopo l’Islanda si sono attestati come tale i Paesi Bassi, subito seguiti da Norvegia, Canada e Danimarca.
Come accennato, invece, alla fine della lista il Tagikistan, seguito (rispettivamente dal penultimo al quart’ultimo posto) da Somalia, Azerbaigian, Senegal e Mauritania. In due di questi Paesi (Somalia, limitatamente però ad alcune regioni, e Mauritania a livello di mera possibilità) i rapporti tra persone dello stesso sesso sono puniti con la condanna a morte.
Ma la criminalizzazione dell’omosessualità non è sinonimo assoluto di non accettazione. In Tagikistan, ad esempio, i rapporti tra persone dello stesso sesso sono stati depenalizzati nel 1998, ma le persone Lgbti sono costrette ad affrontare una discriminazione tale da far figurare questa Repubblica dell’Asia centrale come il Paese più intollerante nei loro riguardi.