Non si placa la polemica a Forlì, dove la neo Giunta comunale di centro-destra, guidata dall’ex democristiano Gian Luca Zattini, ha deciso di cassare il progetto di formazione delle associazioni Un secco no e Delfi, già finanziato con fondi regionali, per la “prevenzione e contrasto alle violazioni dei diritti umani e alle diverse forme di prevaricazione legate al genere e all’orientamento sessuale”.
La motivazione addotta è quella dell’adesione, «in coerenza con il programma elettorale, a un modello di famiglia tradizionale».
Per l’assessora comunale alle Pari opportunità, la leghista Andrea Cintorino, «questa Giunta è in prima linea nella lotta contro la violenza di genere e contro gli abusi sui bambini e su soggetti deboli. Noi pensiamo che il modello famigliare con padre, madre e figli sia una verità antropologica e non uno stereotipo: non condividiamo le teorie relativiste. Noi siamo per la famiglia tradizionale». Cintorino ha rilevato come il progetto includesse iniziative “anche sui gay. Noi rispettiamo le posizioni altrui ma non promuoviamo politiche Lgbt».
Immediate le reazioni a partire da quella di Lucia Borganzone, coordinatrice delle Donne democratiche, per la quale si è di fronte «a una concezione della famiglia che, ormai, ha poco a che vedere con la realtà delle famiglie italiane. Mi chiedo se per il comune di Forlì e per l’assessora Cintorino le coppie separate, le madri o i padri single, le famiglie adottive, le coppie non sposate con figli siano incluse nel modello di famiglia tradizionale al quale il comune di Forlì ‘aderisce’».
Critico anche il coordinamento forlivese dell’associazione èViva che ha parlato di «atto ideologico di gravità inaudita», compiuto in base ai «canoni di purezza del leghismo» e riportante «al Medioevo». Il comitato locale di Articolo Uno ha ricordato come «uno degli elementi portanti dell’attuale Giunta durante la campagna elettorale fosse la promessa di essere l’amministrazione di tutti i cittadini. Esclusi i gay, evidentemente. Vedremo in seguito se altri forlivesi verranno considerati non rappresentabili da questa Giunta di tutti».
Durissimo anche Marco Tonti, coordinatore regionale di Arcigay, che ha dichiarato: «La destra va al potere e cancella i diritti, perché è autoritaria, omofoba e misogina nel profondo. È così vero che stanno attaccando la libertà delle donne di abortire, e per le regionali la Lega ha già annunciato che in caso di vittoria cancellerà la legge contro l’omotransfobia approvata dopo tante battaglie. Per questo bisogna fare di tutto per evitare che questa destra liberticida vinca in Emilia-Romagna».