È morto ieri a Williamstown, nel Massachusetts, Howard Cruse, pioniere del “fumetto gay”, co-fondatore dell’antologia cartoonistica Gay Comix e collaboratore del magazine The Advocate. Aveva 75 anni ed era da anni malato di cancro. A darne notizia Eddie Sedarbaum, attivista per i diritti civili, compagno di vita e suo consorte dal 2005.
Figlio di un predicatore battista, Howard era nato a Springville in Alabama il 2 maggio 1944. Nel 1960, dopo una breve esperienza lavorativa in tv, incontrò il fumettista Milton Caniff, che lo incoraggiò a coltivare la sua passione per il disegno, concretatasi per oltre un decennio in fumetti per riviste underground.
Nel 1976 pubblicò il suo primo fumetto tematico dal titolo Gravy on gay. Ma la notorietà come fumettista gay giunse solo nel 1980, quando l’editore Denis Kitchen decise di lanciare Gay Comix e di affidargliene la cura, che mantenne fino al 1983.
In quell’anno The Advocate gli offrì la possibilità di pubblicare sulle proprie pagine le storie di un suo nuovo personaggio, Wendel. Incentrati su un gruppo di attivisti gay di San Francisco e sulla relazione tra Wendel e Ollie Chalmers in un’epoca contrassegnata dall’iniziale pandemia dell’Aids, questi racconti furono a tutti gli effetti la prima serie a fumetti a tematica gay a comparire a puntate su una rivista ad alta tiratura.
Nel 1989 Cruse rimase affascinato dai romanzi a fumetti che negli Stati Uniti stavano prendendo piede come forma di espressione anche politicamente impegnata. Accettò allora l’offerta della Dc Comics, che lo portò a realizzare un fumetto incentrato sulle proprie esperienze giovanili in Alabama. Nacque così Stuck Rubber Baby, tradotto in italiano con il titolo Figlio di un preservativo bucato.
Ambientato in una città immaginaria del profondo Sud degli Stati Uniti lacerato dalle battaglie per i diritti civili dei neri, Stuck Rubber Baby racconta le peripezie del 18enne Toland alle prese con la violenza razziale, ma anche con la faticosa accettazione della propria omosessualità.