Un successo. È da definirsi così, senza giri di parole, la seconda edizione di Lesbicx che, tenutasi a Torino dal 6 all’8 dicembre, è stata preceduta dall’interesse dei media nazionali e carattezizzata tanto dalla grande partecipazione di pubblico quanto dall’elevata caratura di chi ha tenuto relazioni o offerto la propria testimonianza esperienziale nei tre panel costitutivi.
Un risultato da ascriversi principalmente alle quattro donne e attiviste lesbiche, Carla Catena, Paola Guazzo, Elisa Manici e Roberta Padovano, che hanno preparato organizzato la tre giorni torinese grazia anche alla collaborazione dell’associazione Maurice Glbtq e del Coordinamento Torino Pride.
Nata all’insegna della mescolanza e della volontà da parte di una soggettività lesbica autorevole e che interroga la complessità del presente, di assumere in sé tutte le soggettività considerate fino a ieri marginali, Lesbicx mira a costituirsi, anche alla luce dell’esperienza torinese, quale rete nazionale. Ma nella piena consapevolezza che si tratta di un iter, richiedente tempo, impegno e riflessione, e che la rete futura non si strutturerà come un’associazione tradizionalmente intesa. Sarà invece, come recita il comunicato finale, «leggera e solida», basata su «rapporti di fiducia» tali da rendere possibile, quando necessario, che ogni Lesbicx «possa prendere pubblica parola».
Senza dimenticare che Roberta Padovano, in quanto componente di Maurice Glbtq e impegnata da decenni sul territorio torinese, ha svolto un ruolo fondamentale in Lesbicx 2 e capitanato, fra l’altro, il riuscito blitz notturno delle targhe odonimiche dedicate a donne lesbiche, trans, non binary e femministe, abbiamo chiesto alle altre tre organizzatrici una valutazione sulla tre giorni.
Per l’ex presidente di Lesbiche Bologna Carla Catena, «la soggettività lesbica è potente e ora finalmente non abbiamo più paura o vergogna a definirci lesbiche. Non abbiamo paura a costruire e aprire Lesbicx, spazio aperto per fare la rivoluzione, alle persone trans lesbicx, le persone non binarie lesbicx, le persone migrantx lesbicx, le persone neuroqueer e disabili lesbicx, e possiamo continuare. Viva Lesbicx».
Paola Guazzo, figura di spicco della cultura lesbofemminista e collaboratrice de Il Manifesto, ha osservato: «È stata una Lesbicx di mescolanze creative, di danza comune, di ascolto migrante e di contaminazione trans. La tappa di un percorso nuovo che sta lasciando tracce in tuttx. Le rielaboreremo insieme verso un futuro di visibilità ed espressione».
Elisa Manici, infine, ha ricordato come uno degli obiettivi, che Lesbicx 2 si è prefissata, sia la realizzazione della prima Dyke March italiana. «L’idea di una tale manifestazione – così la collaboratrice de La Falla –, naturalmente all’insegna dell’intersezionalità che è un elemento fondativo di Lesbicx, è sorta in assemblea ed è stata accolta con entusiasmo. Speriamo di riuscire a concretizzarla nel 2020: l’idea di portare in strada i nostri corpi non normati insieme è davvero galvanizzante».