Marta Cartabia è la nuovo presidente della Corte Costituzionale. Eletta stamani all’unanimità (14 voti a favore, sua l’unica scheda bianca) è la prima donna a dirigere la Consulta. Con i suoi 56 anni è inoltre la più giovane presidente in assoluto dell’importante organo di garanzia costituzionale.
Ma il suo mandato durerà appena nove mesi: scadrà, infatti, il 13 settembre del 2020, dal momento che la sua nomina a giudice costituzionale risale al 13 settembre del 2011 e tale ufficio non può durare più di nove anni.
Il suo nome era dato per sicuro da tempo, com’era d’altra parte circolato più volte nell’addietro per incarichi di prestigio. L’ultima volta, in estate, quando prima del Conte bis si era parlato di lei come possibile premier di un governo di transizione.
Giurista cattolica, sposata con tre figli originaria della provincia di Milano, Marta Cartabia è conosciuta anche fuori dai confini nazionali. Allieva del futuro presidente della Consulta Valerio Onida, si laurea con lui, nel 1987, presso l’Università degli studi di Milano, discutendo una tesi sul diritto costituzionale europeo.
Docente di Diritto costituzionale all’Università Bicocca di Milano dal 2008, si è imposta, sin dall’inizio della sua carriera accademica, per la caratura intellettuale ben al di là dei confini nazionali. Ha insegnato e svolto attività di ricerca in diversi atenei italiani e esteri, in particolare negli Usa, facendo anche parte, in qualità di esperta, di organismi europei quali l’Agenzia dei diritti fondamentali della Ue di Vienna. Alla Corte costituzionale arriva, a soli 48 anni, per scelta di Giorgio Napolitano: è la terza donna dopo Fernanda Contri e Maria Rita Saulle.
Di lei ha grande stima anche l’attuale presidente Sergio Mattarella, con cui ha condiviso l’esperienza di giudice costituzionale. Per alcuni anni sono stati anche vicini di casa nella foresteria del Palazzo della Consulta.
Alla Corte Costituziobale è relatrice di importanti sentenze su questioni controverse, che spaccano l’opinione pubblica. Come quella sui vaccini, con la quale la Corte ha stabilito che il relativo obbligo non è irragionevole, bocciando così il ricorso della Regione Veneto. O quella sull’Ilva, che ha dichiarato incostituzionale il decreto del 2015 con cui si consentiva la prosecuzione dell’attività di impresa degli stabilimenti, nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria dopo la morte di un lavoratore.
Cartabia ha sempre conciliato le responsabilità affidatele con gli impegni familiari, riuscendo a ritagliarsi spazi anche per i suoi tanti hobby. A partire da jogging e trekking. E poi la grande passione per la musica: dalla classica e operistica, che la vede da anni partecipare alle prime della Scala, a quella rock. Quando corre con le cuffie nelle orecchie, ascolta soprattutto i Beatles e i Metallica.
Nel commentare la suo elezione, che è stata salutata con plauso da esponenti dei diversi schieramenti politici nonché da Oltretevere nella persona del Segretario di Stato, card. Pietro Parolin, Cartabia ha dichiarato: “Si è rotto un vetro di cristallo. È un passo significativo per la storia delle nostre istituzioni. Le donne in magistratura sono in maggioranza, rappresentano il 53% ma non ai vertici, nelle alte cariche. La mia elezione è un po’ l’elezione di tutte loro.
In tal senso sento tutta la responsabilità di questa carica e l’onore di essere qui, sperando di fare da apripista. Come ha dichiarato la neopremier finlandese Sanna Marin, spero che anche in Italia si possa arrivare a dire che età e sesso non contano, anche se nel nostro Paese un po’ contano ancora».
Cartabia era stata oggetto di attacchi in estate quando si era ventilato il suo nome come premier di un governo di transizione. A muovere critiche anche esponenti del mondo Lgbti, che avevano rispolverato un articolo del 2011 in cui Marta Cartabia, pur ribadendo la sua condanna delle discriminazioni verso le persone Lgbti, si era detta contraria al matrimonio egualitario in riferimento all’allora introduzione di un tale istituto nello Stato di New York.
Sulle diverse reazioni contrarie la neo presidente ha oggi dichiarato: «Siamo abituati a essere criticati. Ma c’è insofferenza quando la critica si basa su elementi non veri. Parole d’allarme ingiustificate sono un tipo di critica che veicola menzogne, anziché aiutare a capire», e si rischia il «vilipendio delle istituzioni». Ha quindi concluso: «Travolgere in invettive le istituzioni non fa bene a nessuno neanche all’autore della critica».
Contattato da Gaynews, il noto avvocato trentino Alexander Schuster, legale di numerose coppie omogenitoriali, ha affermato: «Marta Cartabia ha richiamato la premier finlandese con riguardo a età e genere. Ma Sanna Marin è un simbolo prima di tutto anche di qualcos’altro: che si cresce bene con due madri, che non vi è spazio per discriminare i loro figli.
Ad oggi la Corte è stata per così dire “fredda” nel garantire questi bambini. Ma la società e i giudici di merito continueranno a bussare alla porta della Consulta. Vedremo se la Corte a guida Cartabia saprà farsi ispirare da esperienze come quella finlandese e mettere la parola a tutti i pregiudizi di genere».