Tra le novità della manovra finanziaria arriva anche l’emendamento a firma Pd per l’estensione alle donne delle tutele previste nel lavoro sportivo, finora riservate solamente agli atleti maschi. Si tratta di un passaggio relativo alla discussione in Commissione Bilancio al Senato: un primo traguardo in un percorso che vede ancora numerose questioni da affrontare, oltre all’approvazione definitiva della manovra in Aula.
Come ha precisato Assist – Associazione Nazionale Atlete, «l’emendamento lascia libere le associazioni sportive di riconoscere le atlete come professioniste o mantenere la situazione attuale. Servono decreti attuativi precisi. Finalmente le atlete sono professioniste? Discriminazioni eliminate? Abbiamo vinto dopo 20 anni di battaglie? No. Non ancora».
Luisa Rizzitelli, presidente dell’associazione, ha così spiegato in una nota la situazione: «L’emendamento non può certo risolvere in poche righe le esigenze delle atlete e degli atleti “professionisti di fatto, ma non nei diritti.” Dobbiamo pertanto attendere la discussione della Legge delega sullo Sport, che ci auguriamo produca decreti attuativi precisi e puntuali.
Solo in essi infatti si potrà dare attuazione una volta per tutte a ciò che Assist chiede da oltre vent’anni: stabilire per legge chi debba essere qualificato atleta professionista, con automatico riconoscimento di tutti i diritti che già hanno gli altri lavoratori, sottraendo così alla mera discrezionalitàdi una sola parte (Coni, Federazioni, associazioni), che non a caso l’emendamento non è in grado di scardinare, l’inquadramento delle atlete (e degli atleti) e quindi la stipula di contratti di lavoro.
Abbiamo fiducia nel lavoro del ministro Vincenzo Spadafora, ma solo quando saranno stabiliti con precisione i contorni delle condizioni per cui si deve (e non “si può”) inquadrare un’atleta come professionista, allora potremo festeggiare. E non vediamo l’ora. Dal 3 marzo 2000».