In occasione del suo 83° compleanno Papa Francesco ha promulgato, tramite pubblicazione su L’Osservatore Romano, l’Istruzione Sulle riservatezza delle cause come disposto nel rescritto dell’udienza concessa, il 4° dicembre, all’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato.
Suddivisa in cinque articoli, l’Istruzione abolisce il «segreto pontificio» sui casi di abusi sessuali commessi da chierici sui minori, riformando così l’articolo 1 del Motu proprio Vos estis lux mundi e l’articolo 6 delle Normae de gravioribus delictis, riservate alla Congregazione per la Dottrina della Fede. All’articolo 1 del documento bergogliano si prevede infatti che «non sono coperti dal segreto pontificio le denunce, i processi e le decisioni» riguardanti i suddetti «delitti» in materia di abusi su minori.
La nuova Istruzione prevede inoltre, all’articolo 2, che «l’esclusione del segreto pontificio sussiste anche quando tali delitti siano stati commessi in concorso con altri delitti».
L’articolo 3 specifica che «nelle cause di cui al punto 1, le informazioni sono trattate in modo da garantirne la sicurezza, l’integrità e la riservatezza ai sensi dei canoni 471, 2° CIC e 244 õ2, 2° CCEO, al fine di tutelare la buona fama, l’immagine e la sfera privata di tutte le persone coinvolte». In sostanza, la soggezione di questi delitti al segreto pontificio viene fatta regredire al semplice segreto d’ufficio previsto a tutela della buona fama delle persone coinvolte.
Ma, secondo l’articolo 4, «il segreto d’ufficio non osta all’adempimento degli obblighi stabiliti in ogni luogo dalle leggi statali, compresi gli eventuali obblighi di segnalazione, nonché all’esecuzione delle richieste esecutive delle autorità giudiziarie civili». Il che comporterà una migliore collaborazione con le magistrature dei diversi Stati e anche un più agevole espletamento dell’«obbligo di denuncia» da parte dei superiori nei casi di abusi, già previsto dalle altre normative introdotte da papa Francesco.
L’articolo 5, infine, prevede che «a chi effettua la segnalazione, alla persona che afferma di essere stata offesa e ai testimoni non può essere imposto alcun vincolo di silenzio riguardo ai fatti di causa».
Con un secondo rescriptum ex audientia ai cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato, e Luis Francisco Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Papa ha inoltre stabilito che il reato di pedopornografia sussiste fino a quando i soggetti ripresi nelle immagini hanno l’età di 18 anni e non più, come disposto finora, soltanto 14.
L’altra modifica riguarda l’abolizione della norma secondo cui il ruolo di avvocato e procuratore, nelle cause per suddetti abusi in sede di tribunali diocesani come anche di quello della Congregazione Dottrina della fede, doveva essere adempiuto da un chierico. D’ora in poi tale incarico potrà essere assolto anche da un laico.
I due rescritti bergogliani sono stati salutati positivamente da più parti a iniziare da una larga rappresentanza delle vittime di abusi.
Per Marie Collins l’abolizione del segreto pontificio è una «notizia eccellente. Raccomandata dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei minori durante il primo mandato, è bello vederla attuata. Finalmente un cambiamento reale e positivo».
La donna irlandese, vittima di abusi sessuali da parte di un prete negli anni ’60, era stata componente della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, dalla quale si era poi dimessa nel marzo 2017 in segno di protesta. In questi anni ha comunque continuato a prestarvi la sua collaborazione nei corsi di formazione.
Excellent news. Recommended by PCPM during first term, so good to see it being implement. At last a real and positive change. https://t.co/8ZKm2TKRR7
— Marie Collins (@marielco) December 17, 2019
Francesco Zanardi, portavoce della Rete L’Abuso, ha invece dichiarato all’Ansa: «Non posso che spezzare una lancia a favore del Vaticano: questo è un grande passo per la Chiesa. Ora tocca allo Stato italiano fare la sua parte».