A partire dal 2° dopoguerra, i femminielli napoletani hanno più volte rivestito un ruolo di rilievo all’interno di opere letterarie o teatrali che, partendo da Napoli, hanno conquistato l’attenzione e l’apprezzamento del pubblico nazionale e internazionale. La “teatralizzazione” del quotidiano da parte degli stessi femminielli, vicenda che affonda le sue radici nell’antropologia culturale della città, si è spesso fusa con l’elaborazione scenico-letteraria costruita da scrittori e attori a partire dalla diretta conoscenza della vita dei femminielli e ha trovato un momento di forte convergenza nel gioco della tombola: la cosiddetta Tombola dei femminielli.
Infatti, in alcuni quartieri popolari di Napoli, il gioco della tombola è prerogativa propria dei femminielli e, sebbene l’usanza sia ormai quasi del tutto estinta, è ancora possibile assistere ai rari ma singolari frangenti in cui l’intero vicolo prende parte alle tombole dei femminielli come se partecipasse a uno spettacolo teatrale, di cui il vicolo stesso è il palcoscenico e i femminielli sono gli attori protagonisti.
La Tombola dei femminielli, a metà strada tra lazzo e divinazione, è un gioco in cui, secondo tradizione, un femminiello è chiamato ad estrarre i numeri “commentandone” il significato con allusioni goliardiche. Dalla tradizione della Tombola dei femminielli, il grande regista e musicologo napoletano Roberto De Simone, ha tratto una celebre scena della sua opera La gatta Cenerentola, fortunatissima rielaborazione del Cunto de li Cunti di Giovan Battista Basile, in cui un gruppo di femminielli recita il rosario, commentandolo come si commenta la tombola nella tradizione dei femminielli, con espressioni estremamente divertenti e salaci.
Gino Curcione, attore e mattatore esilarante della scena napoletana, ha da quasi 30 anni recuperato la tradizione della Tombola dei femminielli e l’ha portata direttamente dai vicoli popolari alle sale dei più importanti teatri d’Italia e del mondo, trasformando definitivamente il gioco in teatro e i giocatori in spettatori. E così, senza perdere l’aspetto tradizionale del rito e del gioco, Gino Curcione, in abiti femminili, secondo l’uso degli antichi femminielli partenopei, ha coniugato la tradizione del mito con la dinamicità del teatro contemporaneo, rivitalizzando l’antichissima usanza della tombola giocata dai femminielli.
Proprio nei giorni in cui Gino Curcione torna sulla scena con questo spettacolo diventato ormai un classico del teatro italiano, incontriamo l’artista, elegante come suo solito, in un bar del centro storico di Napoli, a pochi passi dal Teatro Instabile, location della prima messinscena di Nummere, scostumatissima tombola napoletana.
Gino, cos’è Nummere, scostumatissima tombola napoletana?
È uno spettacolo in cui mi identifico molto. L’idea di portare in scena la Tombola dei femminielli mi venne quando studiavo all’Accademia di Belle Arti di Napoli e mi fu assegnata, dal professor Piero Simonelli, una tesi sugli usi e i costumi della città di Napoli e, girovagando per i Quartieri Spagnoli, venni attirato dal vociare che proveniva da un basso, cioè un tipico terraneo adibito ad uso abitativo, e mi accorsi che all’interno c’erano alcune persone che si divertivano con il gioco della tombola. Mi affacciai per osservare quel gioco e vidi che c’erano le signore del vicolo che giocavano con alcuni femminielli. Io subito chiesi di farmi entrare e, dopo un iniziale rifiuto, li convinsi dicendo che, benché fossi molto giovane, ero molto vicino a quel mondo. Allora la signora che abitava in quel basso acconsentì a farmi entrare e ho assistito così, per la prima volta, alla tombola dei femminielli. Ho scoperto, quel giorno, la presenza di un mondo antico e ricco di cultura, di tradizioni e di radici che hanno creato le fondamenta della città di Napoli.
Nummere ti ha dato tante soddisfazioni?
Senza dubbio mi ha dato tantissimo. Lo spettacolo va in scena da quasi trent’anni, offrendo al pubblico di tutto il mondo il divertimento della tombola e la magia dei numeri, coinvolgendo gli spettatori che giocano e diventano protagonisti dello spettacolo e rispondono alle mie provocazioni, sempre bonarie, irriverenti e scostumatissime ma mai volgari. Perché è una tombola scostumatissima ma anche elegante, si scherza tanto ma restando sempre nel buon gusto. Mi piace ricordare che questo spettacolo è un mio successo da tanti anni e l’ho rappresentato sia in Italia che all’estero, anche a New York e Parigi.
Possiamo dire che Gino Curcione è l’inventore di questa particolarissima tombola, spesso ripresa e riproposta anche da altri artisti?
Io non sono l’inventore di questo tipo di tombola, sia chiaro! Non ho inventato certo la Tombola dei femminielli! Però sono stato il primo ad aver pensato alla trasposizione teatrale di questo fenomeno. La prima messinscena è del 1991 a Galleria Toledo e da quella data lo spettacolo è andato sempre in scena e sono contento di dire che è una delle produzioni artistiche napoletane più longeve degli ultimi 25 anni.
Questo Natale, Nummere, dopo essere stato in scena il 21 dicembre al Teatro Instabile, lo sarà sempre a Napoli, il 25 e 30 dicembre e il 1 ° gennaio, al Teatro Sannazaro (via Chiaia, 151).