Ancora una volta l’Off/Off Theatre di Roma, lo spazio teatrale diretto da Silvano Spada, volge lo sguardo verso la discriminazione, motivata da orientamento sessuale o identità di genere, e propone uno spettacolo dedicato alla memoria di una figura storica del movimento Lgbt+: Karl Heinrich Urlichs.
Da stasera fino al 19 gennaio andrà in scena con Fabio Pasquini e Francesco Maccarinelli, L’Enigma dell’amore, pièce diretta da Fabio Grossi, autore del testo insieme a Saverio Aversa, che per la prima volta in Italia focalizza l’attenzione sul ricordo di Urlichs. Già nel XIX° secolo lo studioso dedicò la propria vita e le proprie riflessioni alla sconfitta dei pregiudizi e delle persecuzioni rivolte alle persone considerate diverse per il proprio orientamento sessuale.
Nel 1862 Urlichs, vero e proprio antesignano del movimento, mise al corrente i familiari del proprio orientamento sessuale definendosi urningo o uranista. Termine, per il quale aveva preso ispirazione dal Simposio di Platone dove Venere Urania è la dea degli amori omosessuali. Scrisse il saggio L’enigma dell’amore fra maschi, con il criptonimo di Numa Numantis, e propose le definizioni urning (gay), urnind (lesbica), dioning (bisessuale) e zwitter (ermafrodito).
Fu proprio Urlichs a fare il primo coming out della storia pubblicando una dichiarazione a favore di un uomo arrestato per atti omosessuali. Il 29 agosto 1867 durante il congresso dei giuristi a Monaco di Baviera chiese una risoluzione per abrogare le leggi contro le persone omosessuali. Fece appena in tempo ad iniziare il discorso che venne zittito da urla e tumulti. Nel 1879, dopo aver pubblicato l’ultimo saggio sull’uranismo, ammalato e deluso, si trasferì in Italia morendo a L’Aquila il 14 luglio 1895. La sua eredità è stata raccolta da molti studiosi, primo fra tutti Magnus Hirschfeld, ma anche Karl-Maria Kertbeny, John Addington Symonds ed altri.
Ecco perché L’enigma dell’amore è uno spettacolo significativo in un momento sociale come quello attuale, dove si assiste a un’escalation di violenze omotransfobiche.
«Le memoria è la storia dell’uomo – ha dichiarato il regista Fabio Grossi raggiunto telefonicamente da Gaynews – Urlichs è stato un pioniere della causa Lgbt+ e può essere considerato il nonno del movimento e con coraggio ha difeso la sua vita e le sue scelte.
Oggi sono stati acquisiti diritti che solo fino a pochi anni fa erano impensabili ma tanti ancora vanno legittimati e ricordare la vita di quest’uomo può aiutarci a combattere sempre per ciò che è giusto. Rita De Santis, ex presidente d’Agedo, nel 2013, dopo aver visto questo spettacolo, mi disse: Assistere a questa rappresentazione vale più che partecipare a tre convegni».