Duro j’accuse del Norwegian Consumer Council contro le app per incontri Grindr e Tinder per la condivisione di dati personali in violazione delle normative europee. In particolare Grindr, che si presenta come «la più grande rete di appuntamenti al mondo per persone gay, bisessuali, trans e queer», permetterebbe a oltre 100 società terze di accedere a dati Gps, indirizzo IP, età, genere e orientamento sessuale dei soggetti utenti al fine di meglio indirizzare gli annunci pubblicitari.
Nel report Out of Control, pubblicato il 14 gennaio, l’ente governativo norvegese a difesa dei consumatori ha esaminato la raccolta e l’uso di dati personali sulla base di dieci domande, giungendo alla conclusione che «l’industria pubblicitaria infrange sistematicamente la legge».
Per il Norwegian Consumer Council «si tratta di una folle violazione dei diritti alla privacy in Europa per gli utenti. Venti mesi dopo l’entrata in vigore del General Data Protection Regulation dell’Unione europea i consumatori sono ancora ampiamente seguiti e spiati online né sanno quali entità trattano i loro dati e come fermarle».
L’organismo governativo, che ritiene tali azioni fonte di discriminazioni o manipolazioni, ha presentato una denuncia contro Grindr e cinque dei suoi partner presso la Norwegian Data Protection Agency. Come noto, Grindr, che è di proprietà della società cinese Beijing Kunlun Tech Co Ltd e ha sede a Los Angeles, era già finita nella bufera nell’aprile 2018 per aver condiviso con Apptimize e Localytics – che si occupano di migliorare le app – i dati personali dei propri utenti (27 milioni al 2017). Tra questi anche quelli altamente sensibili come lo stato di sieropositività e la data degli ultimi test effettuati.
Il report del Norwegian Consumer Council ha anche scoperto che OkCupid condivide con una società di analisi informazioni relativi a sessualità, uso di droghe e opinioni politiche dei soggetti utenti, mentre Tinder condivide posizione ed età con le società di marketing.
Il Gruppo Match, che possiede OkCupid e Tinder, ha dichiarato in una nota di essersi servito di aziende terze per migliorare i suoi servizi e di aver unicamente condiviso le informazioni ritenute necessarie per gestire le sue piattaforme. Ma sempre in linea con le leggi vigenti.