Il 15 gennaio il Senato cileno ha acconsentito, con 22 voti favorevoli e 16 contrari, alla discussione di un disegno di legge che autorizza il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il testo potrà essere dunque oggetto di dibattimento da parte della Camera alta del Congresso nazionale cileno, prima di essere inviato alla Camera dei deputati.
Il senatore Felipe Harboe Bascuñán del Partido por la Democracia (Ppd) ha così commentato: «Questo è un voto storico; abbiamo iniziato a porre fine alla discriminazione». È la prima volta, infatti, che la questione del matrimonio tra persone dello stesso sesso sarà discussa in Parlamento dalla fine del regime militare.
Esultanza anche da parte del Movilh, principale gruppo di difesa dei diritti della comunità cilena Lgbt+, che in un comunicato ha dichiarato: «Oggi è un grande passo per un Paese più dignitoso».
Il 28 gennaio 2015, durante il secondo mandato presidenziale di Michelle Bachelet (11 marzo 2014 – 11 marzo 2018) che è attualmente Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i dirittti umani, entrambe le Camere avevano approvato l’Acuerdo de unione civile, che legalizza il partenariato civile tra persone dello stesso sesso. Nel 2017 il governo, inoltre, aveva presentato una proposta di legge sul matrimonio egualitario nell’ambito di un piano nazionale per i diritti umani.
Ma, nel settembre 2019, l’attuale presidente conservatore Sebastian Piñera ha deciso di modificare un tale piano: l’impegno formale a «promuovere» il matrimonio egualitario è stato trasformato in quello di «seguire i percorsi» del dibattito in Parlamento.