Rabbia e indignazione tra associazioni umanitarie e comunità Lgbti in Malawi per un video, pubblicato sui social, in cui si vede un militare che frusta una donna transgender e un altro che la colpisce con pugni.
Il pestaggio è avvenuto il 13 gennaio presso la Caserma Kamuzu nella capitale Lilongwe. Oggi le forze armate hanno confermato l’accaduto ma respingendo ogni motivazione d’ordine transfobico. «La verità – così il portavoce dell’esercito Paul Chiphwanya ad Agence France Press – è che la persona è stata picchiata perché ha rubato un’auto appartenente a un ufficiale e non perché è transgender».
L’attivista Lgbt Beatrice Mateyo ha reagito con rabbia a queste immagini, dichiarando: «Gli uomini in uniforme dovrebbero essere i primi a proteggere i diritti degli altri, indipendentemente dal loro genere e orientamento sessuale».
Su Twitter Dewa Mavhinga, direttore di Human Rights Watch per l’Africa meridionale, ha espresso indignazione per le «violenze orribili e gravi violazioni dei diritti umani» testimoniate nel video.
VIDEO of violence against #Transgender woman in #Malawi by soldiers at Kamuzu Barracks #Lilongwe on 13 January. @MalawiGovt @HumanRightsMW please urgently investigate! @hrw @UNAIDS @EUinMalawi @Openly @HumanDignityT @tiseke @teldah pic.twitter.com/tUlmlJrgGy
— Dewa Mavhinga (@dewamavhinga) January 16, 2020
Le Nazioni Unite, attraverso la loro rappresentante in Malawi, Maria José Torres, hanno espresso preoccupazione per quanto accaduto e chiesto un’indagine.
Nel Malawi, uno dei Paesi più poveri dell’Africa meridionale, le persone trans sono prive di ogni tutela e le relazioni tra persone dello stesso sesso sono punite fino a 14 anni di carcere.