La tattica è oramai quella messa in campo da Matteo Salvini. Postare sui social la foto di chi la pensa diversamente dal verbo della Lega e del suo segretario non senza la pubblicazione di relative dichiarazioni per lo più parziali e decontestaulizzate. Con il prevedibile effetto dirompente delle reazioni solidali a chi si presenta come vittima e aggressive, quando non offensive, nei riguardi della persona oppositrice esposta così alla gogna e al ludibrio social.
Il tutto in un paradossale ribaltamento delle parti per cui chi alza i toni della propria retorica politica e legittima di fatto i peggiori istinti belluini degli odierni hater riesce, quando attaccato, a subito assuemere un riconosciuto atteggiamento martiriale da parte della massa virtuale. Mentre chi si oppone a tutto ciò, anche se non sempre, a onor del vero, con modalità diverse da quelle di chi si critica, assurge improvvisamente a tiranno e come tale è attaccato dall’indistinta e informe giuria del web.
Degna allieva di una scuola virtuale oramai collaudata è la candidata leghista alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, Lucia Borgonzoni, che si dimostra tale anche nel pubblicare, fra le tantissime cose, foto con gattini o piatti culinari non di rado disgiunte a rasserenanti auguri di buongiorno o buonanotte.
Ne ha dato prova la stessa senatrice leghista con il post pubblicato su Fb il 16 gennaio, che, relativo alla sua partecipazione alla trasmissione di Paolo Del Debbio Dritto e Rovescio, fa riferimento alla bagarre scoppiata in studio per la correlazione posta da Marco Tonti, presidente di Arcigay Rimini, tra ascesa politica della Lega negli ultimi due anni e aumento di casi d’omotransfobia. È chiaro che l’attivista romagnolo non stava ponendo un diretto rapporto di causa-effetto tra le due realtà ma sottindeva le inevitabili ricadute di parole e atti anti-Lgbt, messi in campo da Salvini e seguaci, nell’alimentare un clima sempre più drammatico in riferimento alle discriminazioni da orientamento sessuale e identità di genere.
È pur vero che Tonti, come spesso avviene a chi è data fugacemente la parola in trasmissioni simili a quella di Del Debbio, non ha avuto la possibilità di spiegare meglio il suo pensiero. Per cui, la forte dichiarazione iniziale ad effetto è stata fagocitata dalle urla del pubblico e dalle reazioni atteggiate a sdegno di Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, e della stessa Lucia Borgonzoni, che ha trovato un prevedibile assist nel conduttore. Del Debbio ha infatti rivolto la domanda ad omnes, senza però consentire una replica esplicativa da parte di Tonti: «Ma quando mai avete sentito fare a Salvini una dichiarazione omofoba?».
Il tutto ripresentato da Borgonzoni, che, con l’accennato vittimismo di scuola salviniana, ha pubblicato la sua foto accanto a quella di Tonti (mai chiamato con nome e cognome) e il seguente post: «Secondo questo ospite gli episodi di violenza omofoba sono aumentati a causa di Salvini! Sono allibita… Bene ha fatto Paolo Del Debbio a ricordare».
Ma la lista delle parole e delle prese di posizione anti-Lgbt da parte di uomini e donne della Lega dagli inizi fino ai nostri giorni richiederebbe un volume. A partire da quelle inequivocabilmente omofobe, sia perché volgarmente insultanti le persone omosessuali (come, ad esempio, nel caso di Roberto Calderoli nel 2006) sia perché esplicitamente legittimanti e auspicanti la violenza fisica contro le persone gay (come, ad esempio, nel caso del defunto europarlamentare Gianluca Buonanno, che ultimamente lo stesso Salvini ha additato come indimenticato).
Se l’attuale segretario della Lega non è mai sceso accortamente a tali livelli, nulla ha fatto per contenere la persistente ondata leghista di odio e vituperio verso le persone Lgbti e, in pari tempo, mettendo in campo la proverbiale mossa delle tre carte, ha mosso prima, ad esempio, guerra alla legge sulle unioni civili (votando in maniera contraria al cosiddetto testo Cirinnà durante il dibattito parlamentare), poi ne ha annunciato un’eventuale abrogazione per quindi dichiarare che il nuovo istituto giuridico non andava toccato.
L’opposizione da farsi sarebbe stata d’ora in poi al matrimonio egualitario e alle adozioni da parte delle coppie di persone dello stesso sesso. Giudicando di fatto le persone Lgbti non alla pari di tutte le altre, perché incapaci, in nome di un non meglio specificato ordine naturale, di svolgere ruoli genitoriali e relegandole costantemente nei comizi elettorali alla sola sfera della stanza da letto sì da privare di qualsivoglia legittimità le richieste di una pari tutela dei diritti delle persone Lgbti e da non riconoscerne la stessa esistenza e operato se non in un ambito strettamente privato.
Per non parlare poi delle stesse posizioni di Matteo Salvini quando in Parlamento era in discussione il ddl Scalfarotto sul tema omotransfobia e della lotta di consiglieri/e regionali della Lega nell’abrogare, almeno a livello di proclami, le locali leggi contro le discriminazioni da orientamento sessuale e identità di genere.
Basti pensare, al riguardo, alla presa di posizione della neo-presidente leghista dell’Umbria Donatella Tesei e delle minacce, in riferimento alla Regione Emilia-Romagna, da parte del consigliere del Carroccio Massimiliano Pompignoli quale promessa di un’eventuale vittoria alle regionali del 26 gennaio. Il quale ha trovato anche recentememte un supporto nel candidato alleato di Fratelli d’Italia Gabriele Tagliaferri.
Ovviamente, come da copione, il post di Lucia Borgonzoni ha scatenato una sarabanda di offese e attacchi nei riguardi di Marco Tonti (preso di mira e insultato anche per il modo d’acconciarsi la chioma fluente), che ha fatto, ieri, il punto della questione con un dettagliato post su Facebook: «Mi hanno chiesto, nella trasmissione Dritto e Rovescio su Rete4, se vedo un collegamento con gli aumenti dei casi di omotransfobia e la politica di Salvini. Appena ho detto sì sono stato sommerso dal boato di insulti del pubblico e mi è stata tolta la parola, avrei agilmente fatto l’elenco del perché la Lega alimenta l’omo-transfobia (dico solo le prime che mi vengono in mente):
– Ovunque si candidano i leghisti giurano di abolire le leggi regionali contro l’omo-transfobia (compresa l’Emilia-Romagna)
– Ai tempi delle prime unioni civili il Carroccio aveva imposto ai suoi sindaci e sindache di non celebrare le unioni
– In alternativa di fare sale distinte per le unioni civili e i matrimoni (le unioni civili ovviamente finivano nei sottoscala)
– Ovunque vinca la Lega fa uscire comuni provincie e regioni dalla Rete Ready (per le buone prassi contro le discriminazioni)
– Ha tra le sue fila Pillon che è stato condannato a risarcire Arcigay per diffamazione
– Impediscono come a Forlì la realizzazione di progetti già finanziati per la formazione sulla parità
– L’ex ministro leghista Fontana dice che “le famiglie arcobaleno non esistono” e che “le unioni gay cancelleranno l’Italia”
– Idolatrano Putin che ha criminalizzato l’omosessualità in Russia
– Durante la discussione della legge in Emilia-Romagna si è sentito associare omosessualità e pedofilia, necrofilia e zoofilia…
Naturalmente Lucia Borgonzoni non si è degnata di rispondere né interloquire, ma è stata così signorile da fare un post con la mia faccia per mettermi alla berlina sul suo profilo, senza rispondere né confronti. Diciamo che non mi stupisce, visto che il torto che hanno è talmente marcio che altro non possono fare che nasconderlo».