Il 16 gennaio il Public Health England, agenzia esecutiva del Dipartimento della Sanità del Regno Unito, ha pubblicato il nuovo report sulle infezioni da Hiv nel Paese di Elisabetta II.
Dopo un picco di nuove diagnosi nel 2014 è stato osservato un rapido declino al riguardo dal 2014 al 2018. Un tale dato è stato particolarmente evidenziato tra gli uomini gay e bisessuali, tra i quali si è registrato un calo di nuove infezioni da Hiv pari al 71,4%.
Inoltre, il numero di nuovi casi di sieropositività tra uomini eterosessuali si è quasi dimezzato nell’ultimo decennio. In entrambi gli ambiti il calo più progressivo si è registrato tra i residenti londinesi.
Il merito è stato attribuito a un aumento dell’uso della profilassi pre-esposizione (PrEP). A Londra, come già scritto in un mio precedente articolo, ci sono svariati modi per accedere a tale trattamento, anche se non è ancora gratuita per tutti tramite il servizio sanitario nazionale.
Non si tratta però solo di PrEP. Da un paio di anni a Londra è stato adottato un approccio nuovo per la prevenzione dell’Hiv chiamato Combined prevention: si tratta di un mix di interventi biomedici, comportamentali e strutturali, per venire incontro a tutte le attuali esigenze dettata dalla strategia di prevenzione dell’Hiv con riferimemento a tutte le diverse tipologie di persone e comunità in modo da avere il massimo impatto sulla riduzione delle nuove infezioni.
Da ciò ne consegue non solo il massiccio costante richiamo all’uso del preservativo ma anche la corretta informazione e facilitazione all’accesso della PrEP. In quest’ottica è da inserirsi l’attività di numerose organizzazioni, che, pur non facendo parte del sistema sanitario nazionale, offrono giornalmente test gratuiti per l’Hiv nella comunità Lgbt, come anche nelle scuole, università, centri sportivi, etc.
Il concetto alla base della Combined prevention è la possibilità di scelta e opzione del proprio metodo di prevenzione, che viene garantita a ogni persona.
Purtroppo in Italia, secondo quanto riportato dagli ultimi dati del ministero della Salute, il declino delle nuove infezioni da Hiv sembra essere lento. Nel Bel Paese ben l’80,2% dei nuovi casi continua a essere dovuto a rapporti sessuali non protetti.
Ai fini della prevenzione sarebbe dunque opportuno prendere esempio dalla situazione londinese, iniziando a ridurre lo stigma verso chi usa la PrEP e a sponsorizzare molto di più la profilassi pre-espositiva come sicuro strumento di tutela per chi preferisce fare sesso senza preservativo. Ovviamente c’è anche bisogno di implementate servizi di testing e informazione nella comunità Lgbt, soprattutto indirizzati ai soggetti più giovani.