Istituito il 1° novembre 2005 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare le vittime dell’Olocausto, il Giorno della Memoria si celebra annualmente il 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz.
Ricorrenza, questa, volta a ricordare i 6.000.000 di ebrei e le altre 11.000.000 persone (tra oppositori politici, minoranze etniche, disabili, omosessuali, massoni, Testimoni di Geova), uccise da nazisti e collaboratori. Circa le persone omosessuali, tra le quali furono classificate anche quelle che oggi chiameremmo propriamente transgender, 50.000 finirono nei campi di concentramento. Di queste, secondo quanto scritto dal sociologo Rüdiger Lautmann in Gesellschaft und Homosexualität, il 60% vi perse la vita.
Sul significato di una tale giornata, quale memoria e coscienza, la storica associazione bolognese Mit – Movimento Identità Trans ha diffuso un breve quanto profondo comunicato.
«Oggi è una giornata particolare – si legge – perché dedicata alle tante, troppe persone sterminate dall’odio nazifascista. Le dimensioni di quella tragedia sono enormi ma sembrano non pesare molto visto il ritorno scandaloso dell’intolleranza e della violenza. L’odio è tornato a governare i rapporti, la politica e la vita sotto l’indifferenza sempre più generalizzata della popolazione.
Non ci sono giri di parole, preamboli o incertezze- il fascismo va fermato – altrimenti tutte/i ne saremo vittime. Come trans siamo state testimoni di quella tragedia e continuiamo ad esserlo come persone esposte a quel tipo di odio. La memoria non è solo ricordo ma soprattutto coscienza, l’unica che può salvarci da lugubri ritorni».