L’11 gennaio si erano diffuse rapidamente sui social foto e video di una festa in casa a Nouakchott, che avevano spinto la stampa locale come quella del Senegal a parlare di primo matrimonio tra due uomini in Mauritania.
Per questo motivo, il 22 gennaio, sono state interrogate 17 persone, di cui dieci, lunedì 27, sono state incarcerate sulla base di quanto disposto dalla procura di Nouakchott. Come rivelato da una fonte giudiziaria ad Agence France Press, «la procura ha inviato i giovani delinquenti omosessuali in prigione in attesa di giudizio per atti contrari alla morale, compimento di azioni proibite da Allah e pubblicazione di una cerimonia di dissolutezza».
In realtà, come dichiarato in tv dal commissario di polizia Mohamed Ould Nejib, le indagini hanno appurato che la cerimonia incriminata era «il compleanno di una persona omosessuale che aveva soltanto invitato si suoi compagni».
Gli arrestati sono tutti di nazionalità mauritana e impiegati come «domestici» a Nouakchott, capitale della Repubblica islamica nord-africana. L’articolo 308 del Codice penale, basato sulla shar’ia, vieta i rapporti omosessuali tra musulmani adulti, qualificati come “atti innaturali”, e li punisce con la morte se si tratta di due uomini. In realtà, come anche indicato nell’ultimo rapporto Ilga, la Mauritania è uno dei cinque Paesi (con Afghanistan, Emirati Arabi, Qatar e Pakistan) a contemplare la pena capitale ma a non applicarla di fatto.
Secondo quanto dichiarato da Human Rights Watch, non risultano, ad esempio «casi di persone imprigionate o condannate a morte nel 2018 per rapporti tra persone dello stesso sesso». Gli stessi tribunali mauritani hanno preferito ultimamente non avviare indagini su relativi presunti casi.
C’è anche da aggiungere che la società mauritana tollera, in determinate circostanze, persone gay o lesbiche, regolarmente invitate a partecipare a feste di matrimonio e celebrazioni popolari senza alcun problema. Ma le stesse sono per lo più derise dall’opinione pubblica e stigmatizzate.
In 28 su 49 paesi dell’Africa sub-sahariana vigono leggi che vietano e puniscono con la pena carceraria fino all’ergastolo i rapporti tra persone dello stesso sesso. In Sudan e in alcune province della Somalia e della Nigeria è comminata la pena di morte.
Negli ultimi anni, Angola, Mozambico, Seychelles e Botswana hanno depenalizzato i rapporti tra persone dello stesso sesso, unendosi così a quanto precedente fatto in Gabon, Costa d’Avorio, Mali, Repubblica Democratica del Congo e Lesotho. Ma il 5 giugno 2019 in Gabon è stata nuovamente adottata la cosiddetta legge anti-gay, che punisce fino sei mesi di prigione e con sanzioni pecuniarie i rapporti tra due persone di sesso maschile.
Si differenzia, per un quadro di leggi avanzate a favore delle persone Lgbti, il Sudafrica, che dalla fine del regime di apartheid nel 1994 ho uno dei quadri giuridici più liberali al mondo.