A pochi giorni dalla tragica morte di Kobe Bryant (26 gennaio 2020), cestista dei Los Angeles Lakers, che prima della stagione 2007-2008 aveva cambiato il numero di maglia da 8 a 24, è stata avviata in Brasile una campagna contro l’omofobia.
Nel Paese latino-americano, guidato da Jair Bolsonaro, il numero di maglia 24 viene evitato dai calciatori a causa di un inveterato pregiudizio anti-gay.
Nel Jogo do Bicho – gioco d’azzardo che, inventato nel 1892 dal barone João Batista Viana Drummond, è largamente praticato pur essendo illegale e oggetto d’attività della criminalità organizzata – il gruppo numerico 24 (composto dalla quartina 93-94-95-96) rappresenta il veado ossia il cervo. In Brasile, come noto, questo animale è spregiativamente associato all’omosessualità e al transgenderismo. Da qui la non assegnazione del numero di maglia 24 per evitare insinuazioni.
Per porre fine a un tale stigma Mauro Betting, giornalista della rivista di calcio Corner, ha lanciato la campagna antidiscriminatoria con l’hashtag #PedeA24. Campagna sostenuta da alcuni dei più noti giornalisti brasiliani che hanno condiviso le foto e l’hashtag.
L’Esporte Clube Bahia ha subito dichiarato che i suoi giocatori indosseranno la maglia 24 per inviare un messaggio antiomofobico e ha incoraggiato altre squadre a fare lo stesso.
«Il calcio può essere un canale per accentuare il peggio della nostra società come il razzismo, l’aggressività, la violenza e l’intolleranza. Ma può anche essere utilizzato in diversi modi, per la cultura, l’affetto, la sensibilità e per migliorare le relazioni umane – così Guilherme Bellintani, presidente del Bahia -. Pensiamo che i club debbano scegliere se essere canali di amore o di odio. Scegliamo l’amore».