L’attivista egiziano per i diritti umani e delle persone Lgbti, Patrick George Zaki, studente del master Gemma (Studi di Genere e delle Donne) presso l’Università di Bologna, è stato arrestato all’aeroporto de Il Cairo nelle prime ore del 7 gennaio.
A renderlo noto in due tweet il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury, che ha dichiarato: «Le autorità giudiziarie egiziane hanno confermato l’arresto dell’attivista Patrick George, studente del master Gemma di Bologna. Scomparso per alcune ore all’arrivo al Cairo, si trova ora agli arresti nella città natale di al Mansoura. Rischio di detenzione prolungata e tortura».
Patrick George è uno studente egiziano che stava facendo un master a Bologna. È stato fermato all’arrivo in Egitto venerdì notte. Per alcune ore non si sono avute notizie. Si troverebbe ora agli arresti nella città di al Mansoura. https://t.co/EDEKpGVik5
— Riccardo Noury (@RiccardoNoury) February 8, 2020
Le autorità giudiziarie egiziane hanno confermato l’arresto dell’attivista Patrick George, studente del Master GEMMA di Bologna. Scomparso per alcune ore all’arrivo al Cairo, si trova ora agli arresti nella città natale di al Mansoura. Rischio di detenzione prolungata e tortura.
— Riccardo Noury (@RiccardoNoury) February 8, 2020
Il giovane era partito giovedì da Bologna alla volta dell’Egitto, dove intendeva trascorrere un breve periodo di vacanza a Mansura, sua città natale. Secondo quanto ricostruito dall’organizzazione indipendente Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), Zaki è stato fermato all’aeroporto de Il Cairo da agenti della polizia e sottoposto a lunghe ore interrogatorio, durante i quali sarebbe stato torturato anche con elettroshock.
L’arresto è avvenuto in esecuzione di un mandato di cattura spiccato nel 2019, di cui Zaki non era a conoscenza. I capi di accusa contestati dalla magistratura egiziana, come dichiarato dai legali del 27enne, sarebbero «diffusione di notizie false su Facebook e dichiarazioni che disturbano la pace sociale». Nel 2018 il giovane era stato tra i principali promotori della campagna presidenziale di Khaled Ali, avvocato per la tutela dei diritti umani e tra i principali oppositori dell’attuale capo di Stato, Abdel Fattah al-Sisi.
A seguire con attenzione la vicenda della detenzione prolungata di Zaki, attraverso l’ambasciata italiana in Egitto, il ministro degli Affari Esteri e del Commercio Internazionale, Luigi Di Maio, e il sottosegretario al medesimo dicastero, Ivan Scalfarotto.
La #Farnesina segue con attenzione il caso di Patrick George Zaki, lo studente dell’Università di Bologna arrestato oggi in Egitto. @ItalyMFA #Zaki
— Ivan Scalfarotto ?? (@ivanscalfarotto) February 8, 2020
Duro attacco del deputato di LeU Erasmo Palazzotto, presidente della della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, che ha twittato: «Come si fa a considerare ancora l’Egitto un Paese sicuro? Il Governo italiano non può continuare a far finta di niente nelle relazioni con un Paese che continua a violare i diritti umani in questo modo».
Come si fa a considerare ancora l’#Egitto un Paese sicuro?
Il Governo italiano non può continuare a far finta di niente nelle relazioni con un Paese che continua a violare i diritti umani in questo modo. https://t.co/z8HSKef7MZ
— Erasmo Palazzotto (@EPalazzotto) February 8, 2020
Viva apprensione è stata espressa dal rettore dell’Università di Bologna e dal sindaco Virginio Merola, che ha dichiarato: «Mi associo alle preoccupazioni di Amnesty International e spero che si possano avere presto notizie rassicuranti sullo studente egiziano che sta frequentando un master nell’università di Bologna. Dal balcone del nostro Comune sventola lo striscione giallo per Giulio Regeni: anche per questo non possiamo essere indifferenti a quello che è accaduto».
Nel frattempo sul sito Change.org è stata lanciata una petizione online per fare pressione sul governo egiziano affinché liberi Patrick. L’appello ha raccolto in poche decine di minuti oltre un migliaio di adesioni. «Patrick George Zaki – si legge – è stato rapito dalle forze di sicurezza dello Stato egiziano all’arrivo all’aeroporto del Cairo per trascorrere nel Paese le vacanze».
Nell’appello si fa notare che «le forze di sicurezza egiziane sono le stesse coinvolte nell’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni al Cairo nel 2016».