Sono stati condannati, il 30 gennaio, a due anni di prigione otto delle dieci persone arrestate il 27 gennaio a Nouakchott dopo la diffusione sui social del video di una festa, che aveva inizialmente spinto la stampa locale come quella del Senegal a parlare di primo matrimonio tra due uomini in Mauritania.
In realtà, come dichiarato in tv, il 23 gennaio, dal commissario di polizia Mohamed Ould Nejib, le indagini aveva appurato che la cerimonia incriminata era «il compleanno di una persona omosessuale che aveva soltanto invitato i suoi amici».
La pena è stata irrogata sulla base degli articoli 204 e 306 del Codice penale mauritano per «oltraggio pubblico al pudore» e «incitamento alla dissolutezza».
Un anno di carcere invece per una donna presente alla festa di compleanno, mentre il gestore del ristorante, presso cui si è svolto il party l’11 gennaio, è stato assolto. Il 3 febbraio Mohammed Ould Obeid, legale degli otto uomini, ha depositato il ricorso in appello.
Riprovazione per la sentenza è stata espressa, il 7 febbraio, da Graeme Reid, direttore della Sezione Diritti Lgbti di Human Rights Watch, che ha dichiarato: «Le autorità mauritane non devono mandare un individuo in prigione perché ha partecipato a una pacifica festa di compleanno. Esse dovrebbero rilasciare immediatamente tutti coloro che sono stati condannati a due anni di prigione per aver partecipato alla festa».
Nella Repubblica islamica della Mauritania i rapporti tra persone musulmane adulte dello stesso sesso, qualificati come “atti innaturali”, sono vietati dall’articolo 308 del Codice penale e puniti con la morte se si tratta di due uomini. In realtà, come anche indicato nell’ultimo rapporto Ilga, la Mauritania è uno dei cinque Paesi (con Afghanistan, Emirati Arabi, Qatar e Pakistan) a contemplare la pena capitale ma a non applicarla di fatto.
Secondo quanto dichiarato da Human Rights Watch, non risultano, ad esempio, «casi di persone imprigionate o condannate a morte nel 2018 per rapporti tra persone dello stesso sesso». Gli stessi tribunali mauritani hanno preferito ultimamente non avviare indagini su relativi presunti casi.
C’è anche da aggiungere che la società mauritana tollera, in determinate circostanze, persone gay o lesbiche, regolarmente invitate a partecipare a feste di matrimonio e celebrazioni popolari senza alcun problema. Ma le stesse sono per lo più derise dall’opinione pubblica e stigmatizzate.
In 28 su 49 paesi dell’Africa sub-sahariana vigono leggi che vietano e puniscono con la pena carceraria fino all’ergastolo i rapporti tra persone dello stesso sesso. In Sudan e in alcune province della Somalia e della Nigeria è applicata la pena di morte.