Neanche il tempo di rientrare dalla missione governativa a Mosca che Ivan Scalfarotto si è trovato di fronte a una sorpresa non certo gradevole.
Senza alcuna previa consultazione, come rimarcato oggi in un un comunicato dallo stesso sottosegretario di Italia Viva agli Affari Esteri e alla Cooperazione internazionale, il ministro Luigi Di Maio gli ha inviato ieri pomeriggio «per lettera copia del suo decreto, già firmato e definitivamente inviato alla Corte dei Conti per la registrazione», con il quale ha assegnato al pentastellato Manlio Di Stefano tutta la parte attiva della delega relativa al Commercio estero: «le “questioni relative alle imprese”, la promozione degli scambi, l’attrazione investimenti, la supervisione della vendita di armamenti e prodotti “dual use”, spazio e aerospazio, energia, innovazione e ricerca, mare e ambiente (oltre all’Asia, Cina esclusa)».
A Scalfarotto, invece, le briciole di tale delega: «Europa esclusa la Russia, Politiche commerciali (si tratta di tutto ciò che riguarda dazi e barriere al Commercio), adozioni internazionali». Di Maio, infine, «ha tenuto per sé – non attribuendo, a suo dire provvisoriamente, le relative deleghe – tra l’altro: fiere, missioni di sistema e la vigilanza su ICE, SACE/SIMEST e Invitalia, con la responsabilità di tutti i fondi promozionali che queste società gestiscono».
Una modalità inaccettabile per Scalfarotto, che ha detenuto la delega del Commercio estero quando è stato sottosegretario allo Sviluppo economico dall’8 aprile 2016 al 1° giugno 2018 (durante i governi Renzi e Gentiloni). Delega, che giova ricordarlo, proprio Di Maio, nominato titolare degli Esteri nel Governo Conte II, ha staccato dallo Sviluppo economico portandola sotto la Farnesina.
Scalfarotto, che Benedetto Della Vedova ha oggi definito «di sperimentata affidabilità e competenza» e che nel 2015 e 2016 è comparso, unico italiano, nella Global Diversity List – Top 50 diversity figures in public life Global Diversity List dell’Economist, ha quindi osservato: «Stanti così le cose, e non avendo avuto la possibilità di discutere preventivamente la questione ho solo potuto reiterare telefonicamente in modo molto franco al ministro le considerazioni che avevo avuto già occasione di esporgli in numerose circostanze precedenti, private e pubbliche».
In primo luogo, la violazione degli accordi assunti al momento della formazione del Conte II, che prevedevano l’assegnazione del Commercio estero a un sottosegretario non pentastellato.
Scalfarotto ha quindi nuovamente spiegato a Di Maio «perché considero un errore gravissimo frazionare le competenze del Commercio internazionale privando le aziende che esportano e le nostre fiere – già in gravissime difficoltà a causa del CoronaVirus – di una interlocuzione unitaria con il governo, soprattutto nel momento di passaggio di queste delicate competenze dal MISE al Ministero degli Esteri.
Un errore grossolano – che peraltro curiosamente contraddice le scelte fatte dallo stesso ministro Di Maio quando era allo Sviluppo Economico – di cui non desidero assumermi la benché minima responsabilità, avallando, con il mio benestare a questa suddivisione di competenze, una decisione che considero dettata esclusivamente dalla necessità solo politica di tener buoni un po’ tutti, invece che per assicurare il buon funzionamento del governo e perseguire il superiore interesse del Paese».
Da qui la decisione ieri da parte di Scalfarotto di dimettersi secondo quanto diffuso, già nella notte, da agenzie e giornali. Poi la retromarcia anche dietro consiglio di Renzi.
«Tuttavia, consultati come necessario gli organi del mio partito, abbiamo purtroppo dovuto rilevare – così Scalfarotto nel comunicato – che l’attribuzione delle deleghe, dopo oltre cinque mesi di attesa, è giunta proprio durante un importante vertice internazionale e, soprattutto, proprio al culmine di una crisi sanitaria ed economica assolutamente inaudita e straordinaria.
Per queste ragioni, raccogliendo l’invito che Italia Viva mi ha rivolto in questo senso, ho deciso di non provocare in questo delicato momento, con la decisione che in altre circostanze avrei certamente assunto senza alcun ritardo, una sia pur piccola crisi nella compagine governativa che potrebbe indebolirne l’immagine e la solidità percepita, anche a livello internazionale.
Desidero inoltre non suscitare la minima impressione di una mia mancanza di rispetto nei confronti dei nostri concittadini, delle nostre imprese e delle persone che ci lavorano, che stanno vivendo situazioni personali e professionali estremamente complicate e difficili.
Illustrerò dunque le mie decisioni e le ragioni delle stesse spero al più presto possibile, non appena l’attenuarsi di questa terribile emergenza nazionale me ne darà la possibilità e la dialettica politica e istituzionale sarà finalmente tornata alla normalità».
Il comunicato di Scalfarotto è stato apprezzato dal segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, che ha affermato: «Se qualcuno aspettava dal governo Conte un segnale positivo in vista del duro lavoro che aspetta l’Italia per recuperare i pesanti effetti della crisi del Coronavirus sull’economia e soprattutto sull’export è rimasto deluso.
La delega sull’internazionalizzazione delle imprese, competenza che Di Maio ha portato con sé alla Farnesina con una decisione dalla dubbia efficacia, non è stata assegnata al sottosegretario Scalfarotto, di sperimentata affidabilità e competenza, ma a Manlio Di Stefano, massima osservanza grillina e nessuna competenza. Tutta la filiera della politica industriale e del lavoro resta nelle mani del M5s paladino della decrescita».