Arriverà, il 30 marzo, in Aula alla Camera per la discussione generale il ddl contro l’omotransfobia.
Mentre in Commissione Giustizia proseguono le audizioni, il relatore Alessandro Zan (Pd) sta lavorando alla redazione del testo unificato che, come stabilito dalla conferenza dei gruppi parlamentari di Montecitorio, vedrà l’abbinamento delle proposte di legge nn. 107 (Boldrini), 569 (Zan), 868 (Scalfarotto) e 2171 (Perantoni).
Testo che arriverà in Aula dopo la votazione di eventuali emendamenti e approvazione in Commissione Giustizia. Ecco perché, in un comunicato del 28 febbraio, il relatore Zan ha dichiarato: «Ci aspetta nel prossimo mese un lavoro serrato in commissione, per approvare il testo entro il 30 marzo e poter far approdare il ddl in Aula».
Per fare il punto della situazione abbiamo raggiunto la senatrice Alessandra Maiorino, vicecapogruppo del M5s al Senato e prima firmataria di una proposta di legge in materia di contrasto all’omotransfobia, presentata nell’aprile dello scorso anno.
Senatrice Maiorino, il 30 marzo è stata calendarizzata in Aula della Camera la discussione generale del pdl contro l’omotransfobia. È contenta?
Contenta è dire poco. Sono emozionata al limite della commozione. L’Italia sconta un ritardo ventennale nella tutela delle persone con un orientamento sessuale non strettamente etero. Tale ritardo ci è costato anche due condanne dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo. Con la legge sulle unioni civili abbiamo fatto un passo avanti. Ora urge una tutela specifica contro le discriminazioni e l’odio cui sono ancora sottoposte le persone Lgbti nel nostro Paese.
Nell’aprile 2019 lei ha presentato al Senato un testo al riguardo. Si può dunque sperare che ci sarà un’effettiva intesa dei partiti di maggioranza per approvare una norma in materia?
Il testo da me presentato al Senato reca la firma di 36 altri senatori e senatrici M5s. Alla Camera, il collega Mario Perantoni ha presentato successivamente un testo del tutto analogo che ha raccolto l’adesione di ben 93 colleghi. Parliamo quindi di un totale di 129 sottoscrizioni M5s. E questo è già un dato importante. Quanto al testo in sé, abbiamo lavorato con le associazioni per approntare un’azione legislativa che andasse il più possibile incontro alle esigenze reali delle persone: non ci siamo quindi limitati a prevedere il reato di odio e incitamento all’odio, modificando l’art. 604 bis e ter del codice penale, ma andiamo a istituire (o meglio, a istituzionalizzare) sportelli di ascolto e case rifugio per persone Lgbti vittime di violenza. È necessario sapere e prendere atto, infatti, che ancora nell’Italia del 2020 ragazze e ragazzi gay, lesbiche o transessuali vengono a volte disconosciuti dalle proprie famiglie, e possono trovarsi in gravi condizioni di fragilità economica e vulnerabilità psicologica. C’è ancora chi nega che queste discriminazioni avvengano. Per questo noi prevediamo nel nostro testo di legge che l’Istat monitori i casi di omotransfobia con cadenza triennale: solo disponendo di dati solidi si può davvero fronteggiare un fenomeno e si può anche controllare le ricadute della legge una volta entrata in vigore. Ancora una cosa, che può sembrare secondaria o magari folcloristica ai detrattori: istituiamo la giornata mondiale contro l’omotransfobia nel giorno 17 maggio, data in cui l’Organizzazione mondiale della sanità, nel 1990, depennò finalmente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Serve a ricordo, di come persino la scienza, e non sarebbe il primo caso, quando è schiacciata dalle ideologie, può essere usata e abusata per commettere crimini contro l’umanità. Ricordiamo infatti che la superiorità di alcune razze su altre era propagandata con il supporto di teorie pseudoscientifiche, proprio come fino al 1990 un semplice comportamento umanissimo veniva catalogato come malattia mentale. Certe cose vanno ricordate, perché non si ripetano.
Il relatore Zan ha incontrato le/i proponenti delle diverse proposte di legge, presentate al Senato e alla Camera, in vista della redazione del testo unificato. Lei ne ha letto le bozze. Che cosa è stato recepito del contenuto degli articoli del suo pdl?
Certo, e sono molto soddisfatta del lavoro che stiamo svolgendo e dell’ottimo clima di collaborazione che si è immediatamente instaurato. Nel testo sono state recepite tutte le nostre disposizioni – quelle sopra elencate, per capirci – ed è una gara per renderlo sempre migliore e inclusivo. Uno degli aspetti cui tutti teniamo, per esempio, è che l’eventuale pena abbia davvero un valore rieducativo e risocializzante: chi discrimina in base al sesso, all’orientamento sessuale o all’identità di genere, lo fa per ignoranza o per aver subito un condizionamento culturale. È importante allora permettere a queste persone di conoscere il mondo che dicono di disprezzare, perché probabilmente non lo conoscono affatto, o non corrisponde a quello che di esso gli hanno raccontato.
A suo parere quale sarà il punto nodale e irrinunciabile del testo da approvare?
Certamente l’istituzione di centri di ascolto e strutture di accoglienza per le persone Lgbti che hanno sperimentato discriminazione o atti di odio e bullismo. È un atto concreto con cui lo Stato e le Istituzioni dimostrano di riconoscerli, riconoscere i problemi cui possono andare incontro e offrire loro supporto concreto.
Le persone Lgbti chiedono a gran voce da anni una tale legge. Non dovranno aspettarsi brutti scherzi, vero, nel corso della discussione in Aula?
Ci saranno attacchi, strumentalizzazioni, banalizzazioni. La politica italiana ci ha abituato a dibattiti ai limiti del grottesco e questo momento non è certo migliore di altri. Ma siamo pronti, determinati e convintissimi che non si possa più aspettare. Con il sostegno delle associazioni e di tutte le cittadine e cittadini intellettualmente onesti – e ce ne sono tanti, più di quello che in superficie possa apparire – porteremo a casa il risultato, e sarà un grande traguardo di civiltà per tutto il Paese.
Se dovesse sintetizzare, in conclusione, perché è importante che ci sia una legge in materia di contrasto all’omotransfobia, che cosa direbbe?
Perché sono un’insegnante, e ho guardato negli occhi ragazze e ragazzi, con o senza ancora il coraggio di dichiararsi, che venivano derisi e bullizzati per il loro apparire “diversi”, e da insegnante ho cercato di contrastare il fenomeno con gli strumenti che avevo. Ma vorrei che mai più nessuno vivesse certi episodi. E perché ho girato il mondo e ho visto e vissuto in società dove essere gay o lesbica non fa alcuna notizia né rumore, e le famiglie, tutte le famiglie, vivono e prosperano ugualmente bene, anzi meglio.