Grindr torna in mani statunitensi. Ad annunciarlo, il 7 marzo, in una dichiarazione inviata alla Borsa di Shenzhen, la società cinese Beijing Kunlun Tech Co Ltd, che, dopo aver acquistato nel 2016 una quota di maggioranza della app (61,5%), ne aveva acquisito la restante parte nel gennaio 2018.
Il colosso di videogames con sede a Pechino ha comunicato di aver firmato un accordo per rivendere alla società San Vicente Acquisition LLC il 98,59% di Grindr, che si presenta come «la più grande rete di appuntamenti al mondo per persone gay, bisessuali, trans e queer». L’importo pattuito ammonta a oltre 608 milioni di dollari. Restano fuori dalla transazione l’1,4% nelle mani di manager e dipendenti di Grindr.
La vendita alla San Vicente Acquisition LLC deve ora essere approvata dal Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (Cfius), che, dipendente dal Dipartimento del Tesoro, aveva infatti espresso, nel 2018, serie preoccupazioni per la proprietà cinese dell’azienda.
Come riferito da Reuters il 13 maggio 2019, alcuni ingegneri cinesi avevano avuto accesso alle informazioni personali di milioni di utenti americani, inclusi messaggi privati e stato sierologico. Su richiesta del Cfius Kunlun aveva quindi accettato di vendere l’app per incontri, garantendo di non trasmettere dati sensibili a terzi in Cina.
Ma non solo, perché già nell’aprile precedente la Kunlun era finita nella bufera per aver condiviso con Apptimize e Localytics – che si occupano di migliorare le app – i dati personali degli utenti (27 milioni nel 2017).
Come se non bastasse, il 14 gennaio scorso è giunto il duro j’accuse del Norwegian Consumer Council contro Grindr, che avrebbe permesso a oltre 100 società terze di accedere a dati Gps, indirizzo IP, età, genere e orientamento sessuale dei soggetti utenti al fine di meglio indirizzare gli annunci pubblicitari.
Nel report Out of Control l’ente governativo norvegese a difesa dei consumatori ha esaminato la raccolta e l’uso di dati personali sulla base di dieci domande, giungendo alla conclusione che «l’industria pubblicitaria infrange sistematicamente la legge».
Per il Norwegian Consumer Council «si tratta di una folle violazione dei diritti alla privacy in Europa per gli utenti. Venti mesi dopo l’entrata in vigore del General Data Protection Regulation dell’Unione europea i consumatori sono ancora ampiamente seguiti e spiati online né sanno quali entità trattano i loro dati e come fermarle».
L’organismo governativo, che ritiene tali azioni fonte di discriminazioni o manipolazioni, ha presentato una denuncia contro Grindr e cinque dei suoi partner presso la Norwegian Data Protection Agency.