È morto il 7 marzo a New York, alcuni giorni dopo l’intervento chirurgico d’urgenza a seguito di un infarto, il drammaturgo, sceneggiatore e produttore televisivo Mart Crowley. L’autore di The Boys in the Band, testo chiave del teatro Lgbt+ messo in scena un anno prima dei moti di Stonewall, aveva 84 anni.
RIP, Mart Crowley, author of the groundbreaking gay play The Boys in the Band. He was Natalie Wood’s assistant and told me she encouraged him to write the play. He nabbed a Tony when the all-star version came to Bway in ’18 and the movie version of that will come out this year. pic.twitter.com/ntNF9F5krn
— michael musto (@mikeymusto) March 8, 2020
Nato il 21 agosto 1935 a Vicksburg nel Mississippi, si laureò nel 1957 a Washington presso la Catholic University of America, dove studiò recitazione e spettacolo.
Trasferitosi a Hollywood, lavorò per diverse compagnie di produzione televisiva prima di incontrare Natalie Wood sul set del film Splendore nell’erba. Wood, che lo avrebbe ammesso nella cerchia intima dei suoi amici ribattezzata “il nucleo”, lo assunse come suo assistente e lo incoraggiò a scrivere il dramma in due atti The Boys in the Band. Rappresentata per la prima volta il 14 aprile 1968 presso il Theatre Four di Broadway, la pièce, che racconta l’epilogo inaspettato di una festa di compleanno cui partecipano nove giovani omosessuali, rimase in cartellone per 1.001 repliche fino al 6 settembre 1970.
In quell’anno Crowley, che era dichiaratamente gay, curò la sceneggiatura dell’adattamento cinematografico del dramma all’opera di William Friedkin. Il film debuttò in Italia con il titolo Festa di compleanno per il caro amico Harold.
Nel 1979 e nel 1980 Crowley fu prima direttore editoriale della sceneggiatura e poi produttore della serie Cuore e batticuore con Robert Wagner, marito di Natalie Wood, e Stefanie Powers. È stato fra l’altro sceneggiatore dei film televisivi There Must Be a Pony (1986), Bluegrass (1988), People Like Us (1990).
Crowley è apparso in tre documentari: The Celluloid Closet (1995) sulla rappresentazione dell’omosessualità nel cinema, Dominick Dunne: After the Party (2007), una biografia dell’amico e produttore di Crowley Dominick Dunne e Making the Boys (2011) sulla realizzazione di The Boys in the Band. Un sequel della celebre pièce, intitolato The Men from the Boys, aveva fatto il suo debutto a San Francisco nel 2002.
In occasione del 50° anniversario (1968-2018) The Boys in the Band è tornata sul palcoscenico di Broadway con la regia di Joe Mantello e un cast di celebri attori delle serie televisive americane, tutti dichiaratamente gay, tra cui Jim Parsons (Michael), Zachary Quinto (Harold), Andrew Rannells (Larry), Charlie Carver (Cowboy), Tuc Watkins (Hank) e Matt Bomer (Donald). L’allestimento ha vinto il Tony Award al miglior revival di un’opera teatrale, un premio condiviso da Crowley e i produttori.
Ryan Murphy ha prodotto per Netflix, sempre con la regia di Joe Mantello, una nuova versione cinematografica dello spettacolo con gli stessi attori della produzione di Broadway, che sarà trasmessa nel corso del 2020.