Pubblicata il 9 marzo, la lettera aperta di Vincenzo ed Enrico, due infermieri che stanno insieme da un anno e lavorano in strutture ospedaliere Torino, è diventata virale sui social. Un appello alla responsabilità in questo periodo d’emergenza per il Coronavirus. Una testimonianza d’amore e un richiamo alla mutua solidarietà «da chi – come detto dal deputato dem Alessandro Zan – lotta in prima linea contro il Covid-19».
Eccone il testo:
«Siamo Vincenzo ed Enrico, stiamo insieme da quasi un anno e per nostra fortuna, siamo infermieri. Stasera abbiamo messo in pratica ciò che da giorni diciamo di dover fare, ovvero rasarci la barba. Fotte sega penserete, peccato che lavoriamo a Torino uno in sala operatoria, dove nei prossimi giorni molto molto molto probabilmente creeremo dei posti di rianimazione data la carenza dettata dall’urgenza Covid-19, e l’altro in pronto soccorso.
Farci la barba diventa fondamentale in vista della necessità di imbardarci stile astronauti per assistere pazienti con Covid-19 conclamata. Esattamente, perché le maschere FFP2 e FFP3 (quest’ultime che non avremo a disposizione, anche se necessarie per determinate manovre) aderiscono meglio sul volto se rasato, privo di barba. E perché la barba comunque può essere aggancio di droplets e altre particelle contagianti. Proprio così, noi passiamo le giornate a pensare il modo più prudente di affrontare la giornata di lavoro che ci aspetta domani, per non essere pericolosi per se stessi e per gli altri.
Ora, a tutti quanti, tutti, nessuno escluso, adolescenti con gli ormoni a mille impossibili da tenere a casa, anziani, meno anziani, adulti, trentenni, quarantenni, genitori, figli, nonni, commessi, imprenditori, disoccupati, sportivi, studenti fuori casa….
Immaginiamo possa essere difficilissimo, ma fate attenzione, state a casa, aiutateci a ritornare ad una vita normale, aiutate a chi ha bisogno di cure per il cancro, per la maculopatia, per l’ernia al disco, per l’ernia inguinale, per la sinusite cronica, per il diabete, per l’ovaio policistico, per la riabilitazione dall’amputazione, dall’incidente stradale, per sopravvivere al Covid-19, per l’infarto, per l’aritmia, per l’ictus, per la cefalea insopportabile, per la vertigine, per chi è da solo in una casa di riposo e non riceve più visite, per chi muore da solo perché in ospedale non può entrare più nessuno… Ma vi immaginate cosa significa morire da soli? Senza nessuno che vi stringe la mano, che vi accompagna fino all’ultimo respiro? Ve lo immaginate?
Fate sacrifici, fateli tutti, fate i più grandi sforzi della vostra vita, come se fossimo in guerra, siate responsabili, vi prego, siate responsabili. #turestaacasa, che io non posso perché devo lavorare e altri non possono, perché stavano già male. A tutti gli operatori sanitari, oss, servizi di pulizia, infermieri, malati, tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia, medici, dirigenti, amministrativi e tutti quelli che non sappiamo nemmeno che esistono ma che adesso devono andare in ospedale, in bocca al lupo, un immenso in bocca al lupo. #celafacciamo!!
Ps: a me ed Enrico, che amo profondamente, in bocca al lupo».