Il senatore di Forza Italia, Lucio Malan, all’attacco della trasmissione di Rai 1 Vieni da me, condotta da Caterina Balivo, che ha oggi ospitato la poetessa transgender Giovanna Cristina Vivinetto. L’intellettuale siciliana, vincitrice di premi prestigiosi di poesia italiana, ha raccontato la sua storia di transizione alla luce della prima raccolta in versi Dolore minimo e della nuova, recentemente edita da Bur Rizzoli col titolo Dove non siamo stati.
«Con tutti i bambini italiani in casa per il Coronavirus, è del tutto inaccettabile – ha dichiarato Malan – che una trasmissione della Rai, Vieni da me, di solito garbata e adatta alle famiglie, tratti per 20 minuti del cambiamento di sesso con toni sostanzialmente celebrativi. Specialmente in un momento come questo, il servizio pubblico deve evitare di affrontare argomenti così controversi, in modo totalmente acritico e contrario alla sensibilità di tanti italiani, e in fascia protetta. I genitori hanno il diritto e il dovere di scegliere loro tempi e modi per spiegare queste cose.
Già ieri la conduttrice, la generalmente bravissima Caterina Balivo, vestiva la maglietta con lo slogan dei Gay Pride Love is Love in caratteri arcobaleno, cosa assai inopportuna, poiché espressione di parte, una parte che pretende utero in affitto e indottrinamento gender nelle scuole. Evidentemente era un modo per lanciare la puntata di oggi».
Per Malan la Rai deve porre «rimedio, ad esempio dando altrettanto spazio per spiegare, senza contraddittorio per pareggiare le cose, quante sofferenze e suicidi ci siano stati in percorsi di transizione sessuale, quanto inumano sia l’utero in affitto e quanto possa danneggiare i bambini certo indottrinamento ideologico, anche antiscientifico. L’ospite di oggi può farsi chiamare e vestirsi come vuole, ma in ogni cellula del suo corpo c’è scritto xy, cioè sesso maschile».
All’attacco anche il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che in un tweet ha dichiarato: «Vergognosa Rai1, ora alle 15.30, lunga trasmissione su cambiamento di sesso, in fascia protetta, bambini anche piccoli chiedono cosa sia. Cacciare subito i responsabili».
Vergognosa @RaiUno ora alle 15.30 lunga trasmissione su cambiamento di sesso, in fascia protetta, bambini anche piccoli chiedono cosa sia. Cacciare subito i responsabili @abarachini @Raiofficialnews
— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) March 13, 2020
A Malan e Gasparri ha risposto Vladimir Luxuria, che, interpellata da Adnkronos, ha dichiarato: «In un periodo come quello che stiamo vivendo bisognerebbe evitare le polemiche piuttosto che alimentarle. Non è certo la prima volta che si parla del cambiamento di sesso in tv. Ma quale propaganda? Non esiste un virus della transessualità che si trasmette attraverso lo schermo o attraverso l’informazione, soprattutto quando viene fatta in maniera chiara e pulita, senza morbosità».
Ha quindi aggiunto: «Anch’io sono stata intervistata proprio sul tema della transizione da Balivo e anche allora – fuori dall’emergenza Coronavirus – è probabile che ci siano stati bambini e adolescenti in ascolto. Loro non si scandalizzano o turbano rispetto a politici e adulti che speculano invece su queste tematiche. Ci sarebbe da stendere solo una trapunta pietosa. Non si perde occasione di tacere, di sollevare polemiche specie adesso che c’è più bisogno di unità e coesione. Giovanna Vivinetto è un’esperta di letteratura, scrive poesie e potrebbe insegnare a queste menti così grigie e impolverate ad aprirsi di più alla comprensione, al diverso da te. E spesso la poesia ci riesce».
Contattata da Gaynews, Giovanna Cristina Vivinetto ha commentato: «Mi accontento di rimanere uomo in ogni mia cellula ma con la consapevolezza che con la cultura e l’informazione si riescono ad abbattere i muri dell’ignoranza e della diffidenza.
La transessualità a molti fa paura solo perché non la si vuole conoscere e perché fa comodo, ad alcuni, che persistano certe differenze e discriminazioni. La verità è che la transessualità è una condizione esistenziale come tante altre e ritengo sia la normalità parlarne in tv in fascia protetta: perché è così che deve essere. Caterina Balivo merita soltanto un enorme plauso per la sua intelligenza e sensibilità».
La poeta siciliana ha poi illustrato la nuova raccolta di poesie Dove non siamo stati, che ha presentato negli studi di Rai1: «La prima sezione completa la narrazione inaugurata da Dolore minimo. Si parla delle conseguenze della transizione (la “morte” e la perdita di un’entità che c’era prima del transito, diciamo Giovanni, e con il cui vuoto si fanno i conti cercando di riportare alla vita qualcosa del suo passato rimosso a forza). C’è un noi che dialoga (per semplificare, composto da un’entità che vuole mantenere i rapporti con ciò che c’era prima e un’entità invece che voleva rinunciare a tutti i costi al passato ma che ora si strugge nella perdita di qualcosa che non si può recuperare). La soluzione di questa crisi risiede nel finale e nel rovesciamento dell’assunto dei versi di Antonella Anedda: solo guardando fuori quel recinto in cui siamo rimasti intrappolati per tanto tempo, possiamo trovare quella serenità che ci può permettere di “addomesticare il dolore” e far accettare la perdita».
Ha infine proseguito: «La seconda sezione è il racconto della malattia e, anche in questo caso, di una perdita. Se nella prima sezione la voce narrante è un “noi”, qui invece ci si rivolge a un “tu”. Si tratta della malattia della mia nonna paterna ma, più in generale, si può dire che è il tentativo di abitare la malattia per renderla comprensibile. È il racconto di un decadimento progressivo a cui però si contrappone la Vita, fino all’ultimo. E anche se la casa è rimasta vuota, restano tuttavia le storie, gli oggetti abitati a dirci che qualcuno è stato, oltre la morte. La terza sezione è un insieme di storie vere restituite a mo’ di favole nere, quadretti di un’esistenza remota, quella di una piccola realtà siciliana, che tuttavia permane attraverso il racconto delle storie. Questo piccolo mondo, che ormai non esiste più, continua tuttavia ad esistere proprio per mezzo del racconto e siamo noi i bambini, gli anziani, i reietti che ci passano davanti come fantasmi eppure restano. Siamo noi nel momento stesso in cui gli diamo un nome e li raccontiamo.
La quarta sezione, infine, composta da una sola lunga poesia, tira le fila del discorso e individua una comunanza tematica tra tutte le sezioni: abitare un’assenza per capire che lì, dove non siamo stati, in realtà, proprio grazie al racconto, siamo sempre stati e c’eravamo prima ancora di venire al mondo perché eravamo già nei corpi e nelle storie degli altri».