Dura critica all’Ungheria da parte del Gruppo interparlamentare europeo Lgbti e della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, per il divieto di rettifica dei dati anagrafici, contenuto nella cosiddetta “legge insalata” in riferimento alle persone transgender.
Presentata il 31 marzo dal vice-premier Zsolt Semjén all’indomani del conferimento dei pieni poteri da parte del Parlamento monocamerale ungherese al primo ministro Viktor Orbán per affrontare l’emergenza Covid-19, la proposta di legge T/9934 nel quadro normativo ungherese il dato del “sesso di nascita”, che definisce permanentemente il genere di una persona «sulla base dei caratteri sessuali primari e sui cromosomi».
Ciò significa che il dato anagrafico, registrato alla nascita, F (férfi per uomo) o N (Nő per donna), sarà immodificabile al pari del nome assegnato, per cui resterà proscritto quello d’elezione anche in caso di intervento di riassegnazione chirurgica del sesso o terapia ormonale. Un tale divieto formalizzerebbe quanto avviene dal 2018 in Ungheria, dove le persone transgender si sono viste costantemente negare la rettifica dei dati anagrafici con conseguenti numerose cause giudiziarie in corso.
Marc Angel e Terry Reintke, co-presidenti dell’Integruppo Diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender – Lgbti del Parlamento europeo, hanno rilasciato un comunicato congiunto. Per Angel «questo attacco alla comunità trans è scandaloso e deliberato. Questa mossa non solo mette intenzionalmente in silenzio la comunità trans, ma cerca di cancellarla e negare la sua esistenza».
Reintke, invece, ha invece dichiarato: «L’ultima mossa di Fidesz è scioccante, ma non sorprende. La comunità Lgbti è stata continuamente esposta agli attacchi e la società civile è stata sistematicamente messa a tacere. Lo stato di diritto in Ungheria è stato minacciato e una tale mossa cristallizza l’ennesimo abuso di potere, questa volta con il pretesto delle misure di emergenza Covid-19».
La commissaria Mijatović ha invitato il Parlamento ungherese a non approvare le modifiche alla legge sul registro civile per quanto attiene alle persone transgender. «Le autorità ungheresi – ha aggiunto – devono inoltre garantire che le persone transgender abbiano accesso a procedure rapide e trasparenti per cambiare nome e genere o sesso sul registro civile, nonché su carte d’identità, passaporti, certificati e altri documenti simili.
Le persone transgender hanno diritto al riconoscimento legale di genere basato sull’autodeterminazione. Questo è un passo essenziale per garantire il rispetto dei loro diritti umani in tutti i settori della vita. Il riconoscimento legale di genere è una questione di dignità umana».
Tamás Dombos, attivista di Háttér e componente del direttivo di Magyar Lmbt Szövetség – Hungarian Lgbt Alliance, ha affermato che alcune persone trans si sono suicidate dopo aver appreso la notizia.
Se non sarà modificata prima di arrivare in Parlamento (come, ad esempio, successo ieri per la parte relativa alla riduzione del potere decisionale dei sindaci in situazioni di emergenza dopo la massiccia di protesta di primi cittadini), il divieto di rettifica dei dati anagrafici diventerà legale. A sottolinearlo Tina Kolos Orban, vice-presidente di Transvanilla e co-presidente di Tgeu – Trangender Europe, che ha ricordato come Fidesz, il partito del premier, abbia la maggioranza dei due terzi all’Assemblea nazionale.
Bisogna rilevare come la rettifica dei dati anagrafici è possibile in tutti i paesi Ue ad esclusione di Cipro, nonostante siano crescenti ovunque gli attacchi ai diritti delle persone transgender da parte di gruppi di estrema destra e religiosi.