Il 20 marzo l’Intergruppo del Parlamento europeo per i diritti Lgbti ha inviato una lettera a Jan Szmidt e Andrzej Kraśniewski, presidente e segretario generale del Consiglio dei Rettori delle Università polacche, per chiedere garanzie sulla sicurezza e il benessere della comunità studentesca Lgbti.
Nella missiva, sottoscritta da 45 eurodeputate ed eurodeputati a partire dalla vicepresidente del Parlamento Ue Heidi Hautala (per l’Italia hanno firmato Brando Benifei, Eleonora Evi, Giuseppina Picierno, Rosa D’Amato), si domanda inoltre di chiarire se il mondo accademico polacco si pone o meno in contrasto alla feroce propaganda d’odio omotransfobico, che continua a diffondersi nel Paese. Viene inoltre sottolineato che il sistema di cooperazione e integrazione europea dedicato all’Università e alla Ricerca si muove in una direzione chiara di eguaglianza e non di discriminazione.
L’iniziativa è il risultato di una campagna d’informazione sulla situazione polacca, avviata in gennaio dall’associazione Coming-Aut Lgbti+ Community Center, un cui militante Maciej, studente polacco dell’Università di Varsavia (che ha trascorso il periodo Erasmus a Pavia dal settembre 2019 a febbraio 2020), aveva denunciato su Provincia Pavese e su Gaynews la situazione della comunità Lgbti+ nel Paese d’origine.
Dopo aver letto la testimonianza di Maciej, l’eurodeputata Eleonora Evi, portavoce del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, si è messa in contatto con l’associazione pavese e ne ha accolto la proposta di un’azione informativa da parte di Bruxelles volta ad avere risposte e garanzie dal mondo accademico polacco.
Davide Podavini, presidente di Coming-Aut LGBTI+ Community Center, ha commentato con soddisfazione la lettera del 20 marzo. «Con Maciej – ha dichiarato – abbiamo condiviso esperienze e cultura; è arrivato qui, ha potuto raccontarci la sua storia grazie all’università, al progetto Erasmus. Da Pavia, da una città che ruota attorno all’università, da una comunità Lgbti+ locale fortemente rappresentata dagli studenti e dalle studentesse, attraverso la storia di Maciej, abbiamo voluto esprimere una richiesta al mondo universitario polacco, che là come altrove ha il compito della ricerca, della valorizzazione e dell’organizzazione della conoscenza e dei saperi: chiediamo di schierarsi, senza compromessi, dalla parte dei diritti, dei valori di eguaglianza, solidarietà, rispetto, autodeterminazione e non violenza.
L’università deve essere uno spazio sicuro per tutte e tutti, e deve promuovere in tutti gli spazi sociali, irradiando la società tutta, una cultura delle relazioni liberata dall’odio omotrasfobico, dal razzismo e dal machismo, e da qualunque altra forma di oppressione. Ora, la nostra istanza ha trovato voce in un atto istituzionale europeo. Insieme a Maciej, insieme a tutta la comunità Lgbti+, attendiamo risposte».