Dopo Vicenza, Perugia, Parma, Torre Annunziata (Na), dove si sarebbe dovuta svolgere la 2° edizione del Vesuvio Pride e i cui fondi sono stati destinati a famiglie in difficoltà per l’attuale crisi sanitaria, anche a Roma non si terrà il 13 giugno il Pride a causa della pandemia da Covid-19.
La decisione di rinviare la più grande marcia dell’orgoglio Lgbti italiana è stata comunicata ieri dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, che organizza la manifestazione dalla prima edizione del 1994 e il cui presidente, Sebastiano Secci, è portavoce del Coordinamento politico della stessa.
«L’attuale situazione, in cui il nostro Paese sta affrontando il momento più drammatico dal dopoguerra – si legge nel comunicato ufficiale –, ha portato gli organizzatori alla scelta, seppur difficile, di tutelare la salute della propria comunità rinviando la manifestazione in programma il 13 giugno a data da destinarsi, quando i rischi saranno completamente contenuti ed arginati. Però il Pride non si ferma, come sottolinea l’hashtag ufficiale #ILPRIDENONSIFERMA lanciato dagli account del Circolo e del Roma Pride, ma cambia».
Contemporaneamente il Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli è impegnato, come componente di Epoa e Interpride, alla realizzazione del Global Pride, che si terrà in diretta streaming, a livello mondiale, il 27 giugno.
Sulla decisione di rinviare il Roma Pride Secci ha dichiarato: «Scendere in piazza e occupare lo spazio e il dibattito pubblico con i nostri corpi, le nostre lotte e i nostri desideri, fa parte della storia del nostro movimento ed è difficile sapere di non poterlo fare proprio a giugno, mese in cui si ricordano i moti di Stonewall del 1969. La piazza, tuttavia, specie alla luce del momento drammatico che stiamo vivendo, non può davvero essere l’unico modo in cui riusciamo incidere nella vita e nella storia del nostro Paese.
Stiamo lavorando perchè il messaggio politico del Pride risuoni comunque quest’anno, seppur con modalità inedite, per continuare a far ardere il nostro orgoglio, preparandoci, non appena questo sarà possibile, a riempire nuovamente le strade delle nostre città. Abbiamo davanti una sfida inedita, ma anche l’occasione di riflettere su cosa ci unisce e su cosa ci rende ancora comunità oggi, nonostante la sofferenza, la distanza e tutte le difficoltà che stiamo vivendo».