In piena pandemia da Covid-19 le associazioni trans, pur costrette a chiudere le proprie sedi dopo le disposizioni della presidenza del Consiglio dei ministri, sono attive a tutelare la propria comunità nel momento più difficile che stiamo attraverso dalla seconda guerra mondiale. Il Coronavirus non sta portando il tanto atteso “sol dell’avvenir”. Questa crisi sta evidenziando come il sistema capitalistico, in cui siamo immerse, è al collasso e non è il sistema giusto per tutelare la salute pubblica e la coesione sociale. Ma sta mettendo soprattutto in evidenza le profonde disuguaglianze presenti nel nostro tessuto sociale.
Tra le persone più colpite troviamo donne e persone Lgbtiq costrette a vivere in ambienti familiari violenti, migranti irregolari e senzatetto che non hanno una casa dove poter stare durante la quarantena, sex worker (donne e trans) costrette dai vari decreti nazionali e regionali a non poter più lavorare ed escluse da tutti gli ammortizzatori sociali previsti dal Governo Italiano.
Tra le prime azioni messe in campo dalle associazioni trans, in particolare da Mit (Movimento Identità Trans – Bologna), Consultorio Transgenere (Torre del Lago) e Atn (Associazione Transessuale Napoli), c’è proprio il sostegno alle sex worker escluse dagli ammortizzatori sociali e da qualsiasi reddito. Sono partite da Bologna a Napoli raccolte di beni di prima necessità da consegnare tramite le volontarie delle associazioni direttamente alle compagne trans sex worker. Il Mit, pur inserito nella rete cittadina bolognese Don’t Panic, ha ritenuto di non poter aspettare i tempi organizzativi della rete e ha agito immediatamente con i propri fondi per provvedere a distribuire pacchi alimentari a persone trans native e migranti in stato di bisogno, in maggioranza sex worker.
Stesso lavoro è stato fatto da Consultorio Transgenere e da Atn coinvolgendo in Toscana anche la Protezione civile. La stessa Pia Covre, storica rappresentante del Comitato per i diritti civili delle prostitute, denuncia all’Adnkronos, lanciando un appello al Governo e agli italiani: «Non fermatevi a giudicare. Aiutate chi ha più bisogno di voi. Insieme alle organizzazioni anti-tratta e ai collettivi di sex worker lanceremo una raccolta fondi sulla piattaforma Produzioni dal basso intitolata Covid19, solidarietà immediata per le sex worker più colpite dall’emergenza».
Infatti oggi martedì 7 aprile sulla pagina Fb Covid19-Nessuna da sola-Sostieni le sexworker è stata lanciata una campagna di crowfunding, cui ha anche partecipato Ombre Rosse, e si può donare accedendo al relativo link. Infatti gli/le operatrici/ori del sistema nazionale antitratta, in collaborazione con altre reti e soggetti del civismo attivo e dell’auto-organizzazione delle sex worker, promuovono una campagna di crowdfunding mirata a sostenere economicamente e con aiuti materiali, tutte le persone che stanno vivendo in una condizione di indigenza, determinata dall’emergenza Covid-19 e che non potranno richiedere gli ammortizzatori sociali. Gli aiuti verranno distribuiti tramite varie associazioni sui territori, tra cui anche il Mit.
Inoltre le attività consultoriali del Mit e del Consultorio Transgenere non si sono fermate durante l’emergenza. Entrambi i consultori, incardinati all’interno dei rispettivi sistemi sanitari regionali e gestiti direttamente da persone trans, continuano a garantire i servizi per il percorso di affermazione di genere con colloqui psicologici tramite piattaforme di videochiamata on-line. L’accesso alle terapie ormonali è garantita e molti endocrinologi hanno prorogato i piani terapeutici fino a giugno per poter garantire la continuità terapeutica.
In una situazione straordinaria e storica la comunità trans prova ad affrontare insieme le difficoltà che già vive nella “normalità” pre-pandemia. Il contributo che da sempre dà il movimento trans è che il sistema capitalistico produce corpi che sono scarti. Gli scarti del capitalismo sono trans, migranti e sex worker. Sono le soggettività più colpite dall’emergenza insieme alle donne. Allora che questo virus, una volta superata la paura, ci dia la forza di riorganizzarci politicamente per affermare con forza che il modello di produzione e di relazioni in atto è la causa e che l’unica cura possibile e ripensare ad esso totalmente iniziando a pensare e costruire un modello di società diverso che abbia al centro il benessere della persona e la tutela del nostro habitat.