Budhi Herdi Susianto, capo della polizia di Giacarta Settentrionale, ha oggi dichiarato che non sarà avanzata accusa di omicido nei confronti di tre giovani tra i 24 e i 27 anni, sospettati di aver cosparso di benzina e dato fuoco a Mira, donna transgender 43enne di Cilincing, deceduta domenica 5 aprile all’indomani dell’aggressione.
I tre arrestati hanno raccontato di aver cosparso di benzina Mira dopo che la donna avrebbe tentato di derubarli. Per il capo della polizia uno dei tre avrebbe successivamente acceso un fiammifero senza intenzione di bruciarla.
Usman Hamid, rappresentante indonesiano di Amnesty International, ha criticato tali dichiarazioni dichiarando a Reuters: «La polizia deve intraprendere azioni investigative che siano imparziali e indipendenti. Non possono sembrare gli avvocati degli accusati».
Andreas Harsono, ricercatore di Human Rights Watch, ha affermato che la morte di Mira «dovrebbe ricordare a molti indonesiani che le donne transgender meritano giustizia e pari diritti. Migliaia di donne transgender, uomini gay o donne lesbiche sono state umiliate in Indonesia negli ultimi anni».
In Indonesia, il più grande Paese a maggioranza musulmana, i rapporti tra persone dello stesso sesso, pur essendo legali – a eccezione della provincia di Aceh e delle città di Pariaman e di Palembang (ma, in quest’ultimo caso, solo per i cittadini musulmani), dove vige la shari’a –, sono considerati un tabù mentre è crescente l’ostilità verso la comunità Lgbt+.