«Alessia era una ragazza di straordinaria vivacità. Amava rendere il mondo intorno a lei ricco dei suoi ricordi e generosamente elargiva sorrisi e divertiva». Così Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay Napoli e attivista trans, ricorda Alessia Cirillo, donna transgender campana morta qualche giorno fa a Perugia a seguito di un cancro.
La morte della giovane 30enne ha destato l’attenzione di chi la conosceva e le voleva bene. Anche perché, stando a quanto riferito dall’amica Paola Cristiano sui social, la famiglia avrebbe deciso di far affiggere manifesti mortuari con il nome anagrafico al maschile.
«Ma quanta crudeltà può esistere nel cuore delle persone. Quanto disonore ancora devi sopportare dalle persone che tanto amavi – queste le parole indignate di Paola Cristiano –. Ti sei fatta un calvario di tre anni sperando sempre che da quella porta di ospedale entrasse la tua famiglia (…). Quel nome maschile che tanto odiavi, i pronomi maschili che tanto odiavi, almeno potevano regalarti un traparentesi detto Alessia (…) Il desiderio di una persona deve essere rispettato almeno nella morte. Ricordati che sarai sempre e solo Alessia. Sei una stella e non ti spegneranno mai».
Toccante, invece, il necrologio voluto dall’associazione di volontariato Spazio Bianco che, salutando Alessia, ne ha ricordato la forza nel sopportare, nel perdonare e continuare a sognare. Ha quindi precisato che la trentenne è morta abbandonata dai suoi cari perché transgender.
«Alessia ha lavorato tanto nella sua vita e ha anche vissuto con grande orgoglio il suo percorso di transizione – è ancora Daniela Lourdes Falanga a ricordare Alessia -. Viveva a Pompei ma il coming out per lei è stato un momento di dolore, perché ha spezzato i legami più solidi, quelli familiari, in maniera definitiva. Per questo, dopo un breve periodo in giro tra amici, affrontando le difficoltà di una vita che doveva reggere da sola, ha deciso di spostarsi a Perugia dove ha iniziato a lottare contro la leucemia, purtroppo arrivata per ben due volte a sconvolgerle la vita. E si è spenta così Alessia, tra le persone che la curavano e lontana dalla famiglia, nel coraggio di una donna che ha scelto la libertà».