Oggi Alessandro Battaglia, già coordinatore del Torino Pride per due mandati, presidente di Quore e a capo, con Silvia Magino, del progetto To Housing, rompe un apparente silenzio che avvolge la comunità Lgbti italiana. Lo fa con un post su Facebook dedicato alla manifestazione di piazza annunciata per il 2 giugno a Roma da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Battaglia dice: «Se mai queste manifestazioni di piazza si dovessero tenere, chiederò al Direttivo del Coordinamento Torino Pride e a tutte le organizzazioni Pride di Italia di ragionare sulla riprogrammazione dei Pride che sono a tutti gli effetti manifestazioni politiche e di rivendicazione di diritti sui quali il nostro Paese è più deficitario che mai».
Gaynews lo ha raggiunto per farsi spiegare il senso del post.
La tua è una provocazione o qualcosa di più?
La mia vuole essere una suggestione che si può definire anche provocazione il cui scopo è quello di mettere in luce il fatto che le forze di opposizione in Parlamento, in barba a tutte le indicazioni sanitarie, decidano di convocare le piazze con manifestazioni di varia natura. Delle due l’una… o tieni alla salute delle persone oppure no. E’ evidente che queste considerazioni varrebbero per chiunque pensi improvvidamente di convocare le piazze ma è altrettanto evidente come, in una fase così complicata, questa decisione sia inaccettabile. Noi del Torino Pride come tanti per senso di responsabilità e attenzione abbiamo deciso di annullare e rinviare a data da destinarsi ma non possiamo immaginare che qualcuno pensi di fare teatrini ai danni dei e delle cittadine. Il concetto è comunque chiaro… o si possono fare manifestazioni di piazza o non si possono fare perché altrimenti anche il mondo della cultura con i concerti, i teatri, i cinema e i musei dovrebbe essere messi nella condizione di riaprire in pompa magna.
Complice la contingenza, il movimento Lgbti è abbastanza silente da tempo, non credi?
Le associazioni stanno lavorando in molti modi e quello che appare come silenzio in realtà è la nostra capacità di lavorare senza fare grande clamore. I Pride sono la massima espressione del costante e continuo lavoro e averli dovuti sospendere è stata una decisione molto faticosa. Che nessuno si faccia illusioni; il nostro livello di attenzione è sempre massimo e a Torino, Roma, Perugia, Bologna, Napoli, Milano, Cagliari, Bari ecc. si continua a fare sempre grandi progetti.
Nel tuo post fai riferimento alla legge contro l’omotransfobia il cui iter sta subendo attacchi anche da soggetti apparentemente amici e forse, come detto prima, non è sufficientemente supporto dal movimento. Cosa credi succederà e ritieni vada fatto?
Credo che il lavoro fatto fino ad oggi da più parti possa arrivare a un risultato buono, ma fino a quando non vedremo il risultato finale del testo di legge non possiamo esprimerci fino in fondo. Confido che parlamentari esperti come Zan, Maiorino, Cirinnà, Boldrini ecc. possano effettivamente rendersi conto che il nostro vigilare non verrà meno e che, come accaduto in passato, non faremo sconti a nessuno. L’obiettivo è quello di risolvere un problema strutturale del nostro ordinamento e quello di far sì che la lotta all’omotrasfobia diventi anche pratica attiva attraverso il sostegno vero alle persone che la subiscono. Di chi rema eventualmente contro non mi preoccupo, perché non si deve mai perdere di vista l’obiettivo finale.
Torino, a torto o a ragione, è spesso indicata come la città in cui il movimento Lgbti è più coeso. È vero? È sbagliato o giusto parlare di lobby? E come si rapporta il movimento con i governi di colore politico diverso di Regione e Comune? (il post di Battaglia ha incassato subito i like di vari esponenti politici e di due assessori della Città n.d.r.)
A Torino esiste una pratica ampiamente positiva e che ha visto una coesione importantissima come il Coordinamento Torino Pride che chiaramente si è spesso distinto per proposte e azioni di successo anche nazionale e che fortunatamente non si occupa solo dell’organizzazione del Pride. Le nostre azioni cominciano timidamente ad avvicinarsi al concetto positivo di lobby ma oggi non mi pare ancora consolidato… altrimenti non saremmo nella triste condizione di arretratezza dal punto di vista dei diritti. Con la politica ci si deve sempre porre in modo “laico” e concreto verificando in che modo ottenere i migliori risultati possibili. Chiaramente a volte è più semplice e altre meno ma il pensiero che dovrebbe sempre guidarci è quello di realizzare azioni positive e di sostegno vero alla nostra ampia e complicata “comunità”… anche verso coloro che non ci apprezzano naturalmente.