Gli interventi in materia di prevenzione e lotta all’Hiv/Aids, disposti dalla legge n. 135/90, «non possono prescindere da un Piano che renda le azioni sinergiche e dalla reale predisposizione di risorse finanziarie indirizzate nei vari ambiti: di prevenzione, assistenza, accesso ai farmaci, mantenimento alla cura e attività di ricerca».
A dichiararlo oggi la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti nella relazione su Programmi e interventi per la lotta contro l’Hiv e l’Aids, approvata con deliberazione n. 3/2020/G, che segnala, fra l’altro, l’impegno finanziario italiano, tramite il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, nel Global Fund to Fight Aids, Tuberculosis and Malaria.
La Corte ha chiesto maggior trasparenza nel monitoraggio degli interventi a carattere nazionale, da condividere e coordinare con le realtà territoriali considerati i notevoli costi a carico dei sistemi sanitari, nonché nella gestione, visto che le somme destinate alla cura dell’Hiv, unitamente ad altre patologie, sono confluite nei “costi standard” definiti nell’ambito della determinazione dei fabbisogni dei diversi Servizi sanitari regionali, complicando la verifica della destinazione delle risorse.
Bisogna ricordare come, secondo gli ultimi dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, nel 2018 siano state 2.847 le nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari, cioè, a 4,7 nuovi casi per 100.000 residenti. In termini di incidenza delle nuove diagnosi di Hiv, l’Italia si colloca lievemente al di sotto della media dei Paesi dell’Unione Europea (5,1 casi per 100.000 residenti).
Contattato da Gaynews, Massimo Farinella, responsabile area Salute per il Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli e presidente della Sezione M del Comitato tecnico sanitario del Ministero della Sanità, ha dichiarato: «Credo che quella proveniente dalla Corte dei Conti sia davvero un’ottima notizia. È quello che, come Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli e come associazioni, andiamo dicendo da anni: è necessario sì un Piano Nazionale, ma che sia supportato da finanziamenti opportuni – che non ci sono mai state negli anni – per tutte le attività di prevenzione di mantenimento in cura.
Altro problema è quello dei costi standard – i fondi Aids non ci sono più – ed è dunque necessario un attento monitoraggio delle Regioni, per come vengono utilizzati i vari fondi. Necessario dunque aggiornare il Piano nazionale. L’emergenza Covid-19 ci sta inoltre insegnando che ci vuole un coordinamento stretto tra Regioni e Governo con una regia forte del Governo Centrale».