«Una legge pericolosa» sì da portare «uno squilibrio nel rapporto tra la libertà di opinione e il rispetto della dignità umana, che può dar luogo a derive liberticide». A definire così il ddl contro l’omotransfobia, di cui è relatore Alessandro Zan, il vescovo di Ventimiglia-San Remo Antonio Suetta. Il presule ha lanciato «un appello accorato a tutti politici cattolici e a coloro che perlomeno si ispirano a principi cristiani, affinché facciano sentire la loro voce e nel dibattito politico in corso rivendichino la libertà di pensiero di tutti e dei cristiani».
A suo parere il problema starebbe «nell’individuare la differenza tra una opinione e una reale discriminazione, il che verrebbe affidato ad una serie di valutazioni in capo ad un giudice. Questa impostazione permetterebbe tranquillamente che un genitore, un vescovo, un parroco, un catechista, che nell’adempimento della loro naturale missione, abbiano esposto secondo la propria coscienza e le proprie convinzioni una valutazione educativa circa determinate condotte o promozioni di costume, possano essere sottoposti a un procedimento penale, in cui sarà da dimostrare che l’opinione o intervento formativo non conteneva in sé intento discriminatorio, per stabilire di volta in volta se sia stato superato il confine fra ‘opinione’ e discriminazione».
Ma, come già ribadito da numerosi esperti auditi in Commissione Giustizia e dallo stesso relatore della legge in un’intervista a Gaynews, l’estensione della legge Mancino è solo relativa all’incitamento all’odio e alla violenza agita non «alla propaganda delle idee».
Ci sarebbe infine, secondo Suetta, il problema della gestione di enti ecclesiastici o di ispirazione cristiana, «come, ad esempio, la possibilità di licenziare dipendenti dei predetti enti che tengano nella vita privata un comportamento non conforme alla dottrina».
Non si può non rilevare come quella di Suetta sia al momento una voce isolata in seno all’episcopato italiano. Il presule è d’altra parte noto per posizioni tradizionaliste e per il plauso a Salvini sull’uso di simboli cristiani in comizi. Addottoratosi in teologia presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum Suetta, è stato economo della diocesi di Albenga-Imperia e rettore del seminario vescovile di Albenga negli anni del controverso episcopato del suo mentore, il vescovo Mario Olivieri, di fatto esautorato da Papa Francesco nel 2015 con la nomina a coadiutore di Gugliemo Borghetti e spinto a presentare le proprie dimissioni, anzitempo, all’età di 72 anni.